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PER NON DIMENTICARE. IL DISASTROSO TERREMOTO DEL 23 NOVEMBRE 1980. UN RICORDO INDELEBILE
Sono trascorsi 41 anni da quel fatidico momento. Circa 3000 morti tra Campania e Lucania. Danni economici incalcolabiliAlle 19.34 del 23 novembre 1980 la terra tremò per 90 secondi. Una forte scossa di magnitudo 6,9 sconvolge Campania e Basilicata: tremila morti, più di ottomila feriti e trecentomila senzatetto. A rendere gli effetti della scossa più gravi fu il ritardo dei soccorsi; molte colonne mobili si fermarono e rallentarono per mancanza o fatiscenza di adeguati collegamenti stradali. Da qui lo storico titolo del "Mattino" a lettere cubitali: FATE PRESTO, diventato da lì a poco anche un'opera di Andy Warhol.
Sono trascorsi 41 anni e guardiamo cosa è stato fatto! Di sicuro uno enorme sperpero di danaro pubblico, che, ancora oggi, lascia le zone colpite in stato di disagio, con containers dove vivono ancora persone che hanno cresciuto la loro famiglia in quelle condizioni, interi rioni realizzati con prefabbricati contenenti amianto e che dovevano durare massimo 5-6 anni ed oggi iniziano a sgretolarsi, rilasciando nell'aria "Polveri sottili"....Dove sono le autorità? Quando inizieranno ad indagare seriamente sui responsabili? Quando inizieranno a rendersi conto che le massime autorità del territorio sono i primi responsabili?
Erano le 19,35 di domenica 23 novembre 1980. I pennini del sismografo dell’Osservatorio vesuviano vibrarono come schegge, finirono fuori scala e i tracciati si interruppero. Una tragedia da non dimenticare. Molte chiese dei paesi colpiti dovrebbero ricordarlo facendo suonare le campane con tanti rintocchi quanti furono i morti della propria città, per commemorare le vittime locali e di tutti i circa 3000 morti del sisma 1980. Oltre alle vittime ci furono 280.000 sfollati e 8848 feriti.
Il terremoto colpì circa 800 località distribuite in una vasta area dell'Appennino meridionale compresa tra la Campania e la Basilicata. I massimi effetti distruttivi, X grado della scala MSK, si verificarono nei comuni di Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Lioni, Laviano, S. Angelo dei Lombardi e Santomenna. L'elevata intensità del terremoto e le condizioni geomorfologiche dei terreni, provocarono numerosissimi effetti sull'ambiente fisico. Fenomeni di fratturazione superficiale furono osservati in un'ampia area, in buona parte racchiusa dall'isosista di VIII grado ed addensate maggiormente nell'area epicentrale.
Furono individuati segmenti di fagliazione superficiale, estesi per un totale di 38 km dal versante Nord del monte Cervialto (AV) al Pantano di S. Gregorio Magno (SA), in piena area epicentrale.
L'evento sismico riattivò inoltre, circa 200 fenomeni franosi distribuiti su un'area di oltre 20.000 kmq. Nelle aree di maggiore scuotimento risultò elevato il numero delle frane da crollo, circa il 50% del totale, con volumi di roccia franata compresi tra 1.000 e 10.000 mc. Le frane di scorrimento rotazionale, pari al 20% del totale, furono rilevate prevalentemente nell’area epicentrale e quindi, nella restante parte del campo macrosismico. Una decina di fenomeni di liquefazione furono osservati sia nell’area epicentrale che in quelle esterne.
Abbiamo rispolverato alcune testimonianze di persone colpite in vario modo dal sisma:
-Elsa M., “io c'ero e non ho potuto dimenticare. mi sono salvata, seppure ferita, ma una cara amica 18enne come me allora, non ce l'ha fatta. era di Lioni. oggi tanta malinconia, tanto dolore rimasto dentro per sempre. Dopo…la vita non e' stata piu' la stessa”.
-Angela D., “sono di Mirabella Eclano. La mia casa crollò ed io e mia madre fummo travolti dalle macerie. Io rimasi 48 ore lì sotto, insieme a mia madre. Ci ritrovarono…io ce la feci...mia madre no!! Come potrò dimenticare?”.
-Rosanna C., “essendo originaria di Ricigliano cuore dell’epicentro, ricordo quella notte, quanti amici d'infanzia persero la vita nella piccola piazza del paese. Un ricordo tutto per loro. e per le vittime...a distanza di anni ancora ci sono i segni indelebili e case non assegnate questa è l 'italia.....miliardi sprecati....”.
-Maria Rita P., “Sono di Sant’Angelo dei Lombardi. La cosa che più mi colpì fu proprio una insolita calura, quasi estiva, nonostante fossimo nel periodo di novembre. Ciò che ricordo particolarmente è, senza alcun dubbio, il boato…il boato che precedette la scossa fu qualcosa di indescrivibile, paralizzante e pietrificante… non ci diede neanche il tempo di pensare e di renderci conto di cosa stava accadendo. In un attimo tutto si trasformò in un inferno…assistetti incredula e spaventata ai crolli di case e di interi palazzi, sentivo il rumore dei vetri che esplodevano, urla e pianti della gente terrorizzata. Quei 90 secondi furono interminabili trascinando dietro di sé morti e distruzioni tra un continuo susseguirsi di crolli e disperazione a cui seguì solo silenzio, il silenzio per rendersi conto che quello che i miei familiari, amici e compaesani avevano costruito con anni di sacrifici era andato distrutto sconvolgendo definitivamente le nostre vite ”.
-Pino S., “Ricordo che stavamo vedendo l’incontro di calcio Juventus–Inter a casa di un mio amico che aveva una villetta, allora la RAI mostrava solo una partita registrata. Non c’era l’inflazione di calcio che c’è adesso. Al susseguirsi della scossa fuggimmo in giardino. La terra sembrava squagliarsi sotto i piedi. Per fortuna non ci furono danni alla casa del mio amico e pochi (a livello di lesioni di muri) nella nostra cittadina Pompei. Passammo comunque la notte lì e la notte successiva in macchina”.
-Mi chiamo Francesco B., sono di Castelnuovo di Conza, piccolissimo paese sul varco appenninico, epicentro del terremoto del 23/11/80, quella sera hanno trovato la morte 86 persone tra cui i miei nonni Pietro e Angela, mio cugino Mario e suo padre Michele, zio Antonio e ancora altri parenti, amici e compagni di giochi Pasquale, Gerardina, Rosetta, Teresina e altri. Avevo tredici anni, e il ricordo e rimasto immutato, quel giorno lo porterò sempre con me. Nei giorni seguenti a quella sera dopo la fortuna di essere scampato io e la mia famiglia, siamo rimasti accampati in un camion, abbiamo dormito in tenda per una settimana e per le gravissime condizioni causate dalla pioggia, il freddo e il pericolo di epidemie, i nostri zii ci hanno condotti in un viaggio che sembrava senza fine a Cremona, era il mio primo viaggio in treno”.
-Mi chiamo Claudio G. e sono di Catania, ho fatto il servizio di leva ad Avellino alla caserma " Berardi ". La sera del 23 Novembre del 1980 mi trovavo, insieme ad alcuni miei commilitoni, in una sala giochi situata lungo il viale principale di Avellino quando ad un certo punto cominciò a ballare il pavimento. Ci fu un attimo di smarrimento, i nostri sguardi si incrociarono cercando una spiegazione su cosa stesse accadendo (anche se gia' lo sapevamo), poi alcuni cominciarono a gridare " il terremoto " e ci dirigemmo di corsa verso l'uscita”.
Ma potremmo continuare a lungo. Ma possibile mai che non si possano prevedere i terremoti? Per la verità, alcuni studi sull’emissione del gas RADON dal sottosuolo, sono in fase avanzata. Sembra che in corrispondenza di un terremoto ci sia aumento di RADON. Ma si sta ancora studiando e non ci sono certezze.
Ma ci sono anche le variazioni idrologiche, come aumento o diminuzione delle portate delle sorgenti o dei fiumi, innalzamento o abbassamento dei livelli dei pozzi, aumento della temperatura nelle cantine col vino andato a male, il comportamento degli animali (ululati prolungati di cani, animali che escono dal letargo, etc..), siano da associare ad eventi sismici, e sono note almeno da 2000 anni; solo negli ultimi decenni tali variazioni sono state associate alle caratteristiche della sorgente sismica.
Per il terremoto del 1805 la minuziosità delle informazioni ha consentito di distinguere una successione temporale degli effetti: in particolare, nella fase che precede il terremoto, sono state rilevate variazioni idrologiche, portata e chimismo (variazioni di temperatura, sapore e intorbidamento delle acque), in alcune località del Molise; mentre, contemporaneamente all’evento sismico, oltre alle variazioni idrologiche, di particolare importanza risultano gli effetti di superficie come le fratture e i fenomeni franosi. Questi ultimi, insieme alle variazioni di portata, sono i fenomeni più diffusi verificatisi a distanza di ore o giorni dall’evento sismico.
Sono passati quarantuno anni da quel giorno, ma è evidente che abbiamo imparato poco, come dimostra anche il modo in cui sono stati affrontati i terremoti delle Marche, dell'Emilia, dell'Aquila, di Amatrice ed infine anche di Ischia.
Tutti ricorderanno la prima pagina del Mattino, ma molti hanno dimenticato o non hanno mai saputo la devastazione di quei momenti; in questi giorni si è scritto e detto molto per non dimenticare.
Un "FATE PRIMA" a lettere cubitali anche a pagina unica potrebbe essere riproposto perché è evidente che il sistema sanitario fu colto impreparato (come oggi per il Covid) così come è evidente che contro un terremoto pari a quello del 1980 siamo ancora impreparati.
Il terremoto di quarantuno anni fa è costato, attualizzato a oggi, circa 70 miliardi di euro, quindi, mai come oggi, abbiamo il dovere di proteggere la nostra economia anche attraverso investimenti sulle nostre case e ciò ci obbliga a pensare soprattutto in termini di sicurezza per la salvaguardia della vita umana.
Ci resta, infine, l'obbligo di ricordare che solo se siamo preparati si affrontano al meglio le emergenze, ecco perché tutti i Comuni dovrebbero avere un PEC (Piano Emergenza Comunale) che spesso, là dove esiste, non è efficiente e soprattutto è ignoto ai cittadini e dove non esiste lascia impreparati gli ignari cittadini di fronte a possibili eventi pericolosi. Di fatto oltre alla Protezione Civile ci sarebbe bisogno anche di Prevenzione Civile.