RENATO BRUNETTA: IL MIO EDITORIALE SU "IL RIFORMISTA": "L'EUROPA HA FATTO LA SUA PARTE. CONTE, BASTA SCUSE. ORA TOCCA A NOI"

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Sul grande piano di ricostruzione post Covid-19, avanzato dalla Commissione Europea, il Governo italiano non sta tenendo il passo delle altre cancellerie dell’Unione, e la sua agenda (quella di Conte) appare completamente fuori sincrono rispetto a quella di Bruxelles. Avanti così e il prossimo autunno, per il nostro Paese, saranno dolori. La Commissione Ue, dopo un inizio titubante, ha infatti cominciato a procedere a ritmi serrati sulla costruzione del framework strategico e finanziario per portare il Vecchio Continente fuori dalla peggior crisi economica e sociale che sta attraversando dal secondo dopoguerra. Con l'avvento della presidenza tedesca alla guida del semestre europeo, dal prossimo 1 luglio, il passo diventerà ancora più accelerato. La cancelliera tedesca Angela Merkel, infatti, farà di tutto per ottenere entro luglio l'accordo tra tutti gli Stati membri, cercando di appianare le discordie esistenti tra paesi "frugali" e paesi del Club Med, e per iniziare a erogare le risorse finanziarie a partire dal 2021, con la possibilità di avere un “bridge” finanziario già a partire da quest'anno. La Commissione ha già stabilito anche la strategia di impiego delle risorse: il MES sarà utilizzato per le spese sanitarie dirette ed indirette, il SURE per quelle relative al mercato del lavoro, la BEI per i finanziamenti alle imprese e il Next Generation UE Fund per i progetti di scala europea su digitale, Green economy e resilienza economica. Anche l'ammontare delle risorse è definito: 2.400 miliardi di euro, suddivisi tra grants e loans da qui al 2024, nonostante ci siano spinte da parte dei paesi del Nord Europa per ridurre sia l'importo del piano che i tempi di erogazione dei fondi. Tutte risorse, lo ricordiamo, erogabili esclusivamente sotto stretta condizionalità strategica (cioè le riforme) e per obiettivi precisi. E non potrebbe essere altrimenti. Ecco, queste sono le carte messe sul tavolo dall'Europa, che ha dimostrato di aver fatto la sua parte come il Governo italiano aveva, con forza, richiesto. Adesso, però, per l’Italia è arrivato il momento di fare, a sua volta, quanto richiesto, presentando entro il prossimo settembre un piano di riforme credibile, in linea con gli obiettivi strategici europei, soprattutto su digitale e Green economy, nel rispetto delle “Raccomandazioni Paese” inviate dalla Commissione Europea al Governo lo scorso maggio, nelle quali si indicano le riforme strutturali che l'Italia deve ancora fare per mettersi alla pari degli altri Stati membri, che queste riforme hanno realizzato ormai da tempo. Purtroppo, il Governo Conte non ha ancora capito né in che campo sta giocando, quello europeo, né le nuove regole del gioco. Al momento, incapace di tenere il ritmo imposto da Bruxelles, si limita a trovare improbabili scuse, nascondendosi (più o meno esplicitamente) dietro la foglia di fico di un’Europa nemica dell'Italia, senza collaborare in maniera puntuale e responsabile con le istituzioni europee, con Villa Pamphili a parlar d’altro. Sono mesi che diciamo al Governo Conte, in Parlamento, che occorre predisporre subito e approvare immediatamente il Piano Nazionale delle Riforme (PNR), con un'ampia maggioranza. Sono mesi che diciamo che occorre anticipare entro agosto la Legge di Bilancio con i relativi collegati e le relative deleghe, in maniera tale da mettere in sicurezza il 2020, e definire il quadro di politica economica per il 2021 e seguenti. Sono mesi che diciamo che occorre, su questa base di credibilità, presentarci in Europa già dal Consiglio Europeo decisivo, a presidenza tedesca, del prossimo 17-18 luglio, non solo con un mandato del Parlamento, ma con atti concreti formalizzati e votati, in maniera tale da far capire all'Europa che facciamo sul serio. Sono mesi che diciamo che il quadro delle riforme da realizzare è già stato detto, scritto e indicato in sede europea, ed è quello che l'Italia deve seguire. Non c'è nulla di nuovo che questo Governo si debba inventare e sono anche mesi che diamo la disponibilità a un percorso di condivisione su questa strategia, proprio per salvare l'Italia e con l'Italia salvare l'Europa. Questo è il momento della verità per tutti: per il Governo Conte di fare il punto sulla sua maggioranza (di quattro partiti l’un contro l’altro armati), innanzitutto; per l'opposizione di centrodestra di verificare la sua esistenza politico programmatica. Abbiamo due parallele esigenze di credibilità, dunque, per chi governa, ma anche per chi è all’opposizione. Mancano soltanto poco più di due settimane al redde rationem. Nessuno si potrà sottrarre. Se l'asse franco-tedesco, per superare le resistenze dei Paesi del Nord, vuole accelerare con una condivisibile strategia, sia per quanto riguarda i processi decisionali, che i tempi di attuazione, l'Italia deve essere all'altezza della sfida. Altro, lo ripetiamo, che Villa Pamphili, altro che ridicola limatura momentanea e costosa dell'Iva. Servono le riforme, quelle vere e che servono al Paese. Tutte e subito. Come risposta agli italiani, ai mercati finanziari e alle cancellerie europee. Al nostro senso di Europa. Questa è la grande occasione. Si metta in piedi al più presto in Parlamento una commissione speciale per l'analisi del pacchetto europeo, in modo tale che la commissione possa lavorare almeno la prima settimana di luglio per istruire il mandato dell'Italia al presidente Conte in vista del Consiglio Europeo di metà mese prossimo. In parallelo, si lavori al Piano Nazionale delle Riforme, in modo tale da presentare all'Europa la “volontà Paese” di costruire un percorso di riforme condivise, coerente con quanto richiestoci dall'Europa già da maggio. Aspettare l'autunno, tra una chiacchiera e l’altra, la Nadef di metà settembre, nonché il calendario ordinario del semestre europeo di bilancio, sarebbe un tragico errore. Dobbiamo giocare di anticipo. Non deve l’Europa metterci alle strette. Dobbiamo essere noi, l’Italia, ad anticipare i tempi. Facciamo, dunque, “front loading” (accumulando tutto il deficit), attraverso la Legge di Bilancio anticipata di tutti i provvedimenti necessari per salvare il Paese, con relativo e nuovo discostamento; facciamo “front loading” delle riforme (tutte insieme: giustizia, appalti, fisco, agenda digitale, green deal che ci chiede l’Europa), a partire dalla semplificazione burocratica; facciamo “front loading” dell’azione politica di Governo, tenendo aperto il Parlamento anche ad agosto. Tre segnali di serietà, di credibilità, di esistenza in vita della nostra classe politica (maggioranza e opposizione), per salvare l’Italia. Gli italiani non possono più aspettare.