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Il “GIALLO” NEI DIPINTI DI VINCENT VAN GOGH
Racconto scritto da un neo laureato in lettere classiche, il bravissimo Prof.Gaspare Bassi, ex Primario della Chirurgia d'urgenza dell'Ospedale Loreto Mare di Napoli
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Nasce il 13 Marzo 1853. Del padre, pastore evangelico, segue le orme divenendo “pastore di anime“ in una miniera nella quale ha scontri violenti coi sindacati in difesa dei lavoratori.
In questo periodo della vita è in buone condizioni psico fisiche e nulla lascia prevedere il tracollo. I primi disturbi comportamentali sono di lieve entità e peggiorano dopo aver contratto la blenorragia da una prostituta a cui si accompagnava.
Respinto dall’Accademia di Anversa perché ”l’allievo van Gogh non sa disegnare” si trasferisce a Parigi dove viene iniziato all’assenzio e al vino, accompagnato da Toulose-Lautrec nei bordelli piu economici di Parigi: Il suo stato psichico peggiora: improvvisi ed immotivati scatti d’ira oltre a preoccupare il fratello Theo (Teodoro) lo costringono a riparare ad Arles in Provenza e gli valgono il soprannome di “pittore matto”: L’amicizia con Gauguin gli da in breve periodo di relativa tranquillita, rotta traumaticamente quando Van Gogh cerca di accoltellarlo con un rasoio.
Gaugain parte per la Polinesia da cui non tornerà più. Altro episodio di pura follia: nella “casa gialla” dove vive, davanti ad uno specchio, si taglia l’orecchio sinistro che offre in ricordo a Rachele la sua prostituta preferita avvolgendolo in un foglio di giornale. Riesce a dominare da solo la copiosa emorragia.
Ma veniamo al “giallo”; questo colore domina la pittura di Van Gogh solo negli ultimi anni. Oltre a vivere in una casa tutta dipinta di giallo, dipinge di giallo anche il cielo ”perchè non v’è blu senza giallo”. Una delle tante diagnosi formulate per la malattia di Vincent è l’epilessia. Uno dei farmaci al tempo più usati all’uopo era la digitale, come infuso di foglie e quindi con tutti i pericoli di iperdosaggio.
Prima della comparsa dei disturbi psichici sulla tavolozza di Van Gogh abbondavano il nero, il marrone e l’ambra. Tra i sintomi dell’intossicazione da digitale, quali l’irrequietezza, il delirio, figura appunto la <xantopsia>, cioè la visione del giallo. E non solo le cose appaiono tinte in giallo ma appaiono circondate da un alone, caratteristica questa di molte tele del pittore.
A giustificare il giallo secondo altri Autori il pittore avrebbe sofferto di cataratta o di glaucoma. Quest’ultima possibilità sarebbe giustificata dall’ ”anisocoria” cioe dall’ineguaglianza delle sue pupille come si nota negli autoritratti del pittore.
Ultima follia. Uscito da una locanda tira fuori una pistola e si spara un colpo al cuore. Il proiettile viene miracolosamente deviato da una costola. Sopravvive solo alcuni giorni e muore il 29 luglio1890.
Che tristezza la vita di questo genio del colore! Tra le tante malattie a lui ascritte è stata forse la schizofrenia a causare questo disastro.