LA MORTE DI GHEDDAFI: IL PIU' SPIETATO DEI REALITY

La 'morte in diretta' non risparmia nessuno
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Cento film dell?orrore non sono raccapriccianti come le immagini trasmesse in questi ultimi giorni dagli organi di informazione nazionale per raccontare più che meticolosamente la morte in diretta del rais Muammar el Gheddafi. Una ?morte in diretta? senza esclusione di colpi, dirompente, sconvolgente, ma allo stesso tempo così spettacolare, così cinematografica, finta in un certo senso. La verità a volte basta ?conoscerla? non ?vederla?. Eppure il ?reality? sulla vita di Gheddafi è stato inesorabile, spietato e ha sbattuto senza ?pudore? il viso contuso, insanguinato, le ferite, la morte, in tutte le case italiane e del mondo. Ma di cambiare canale o girare pagina per noi non se ne parla, siamo ormai schiavi di una informazione che non lascia scampo a nessuno e non perdona, una ribalta distorta, che premia la popolarità e i passaggi mediatici, dimenticando l?individuo. L?escalation dei ?tiranni? che hanno subito la stessa sorte ha raggiunto con Gheddafi l?apice della brutalità. Mi vengono in mente i corpi inermi di Mussolini e Claretta Petacci a testa in giù nel Piazzale Loreto, le immagini scioccanti di Saddam Hussein e il video dell?esecuzione che riecheggia ancora nell?etere, Nicolae Ceausescu e la moglie Elena avvolti in cappotti insanguinati e forse ve ne sono anche altri che le memorie del mondo hanno finto di dimenticare. Nessuna immagine o fotografia, invece, del capo terrorista di Al-Quaeda Bin Laden. Solo una foto, probabilmente un falso clamoroso elaborato con un programma di editing di immagini. In quell?occasione, che pure era da ritenersi una notizia da prima pagina, il presidente Obama decise di non pubblicare quelle foto cruente che mostravano orbite vuote e rivoli di materia cerebrale. Nell?immaginario collettivo il suo volto è rimasto com?era: ieratico, quasi divino, lo stesso che appariva di tanto in tanto attraverso la televisione araba, immerso in scenari deserti quasi apocalittici.  Il filmato diffuso della cattura e poi l?uccisione di Gheddafi, trasmessa per la prima volta da Al Jazeera mostra, invece, il cadavere di un uomo, di un despota da quarantadue anni al potere, trascinato dai ribelli lungo la strada, il corpo mezzo nudo del leader libico a cui viene strappata la maglia, il volto rosso di sangue e un foro all?altezza della tempia. Uno scempio, una lotta ?uomo contro uomo? che non risparmia neanche i bambini posizionati nel primo pomeriggio davanti alla  tv e che distrattamente pranzano o cenano  con i gemiti della morte nelle orecchie e negli occhi, una fiction che sembra troppo vera per non sognarla la notte. A questo punto un interrogativo è d?obbligo: vogliamo veramente questo? Va bene il diritto di cronaca, va bene la tv-verità, va bene anche la curiosità dello spettatore che vuole capirci qualcosa in più, va bene tutto, ma ci deve essere da qualche parte un limite, una regola, qualcosa da tenere in disparte, da non mostrare, da non spettacolarizzare per poi cadere in un subdolo mea culpa...Già la vita è così rumorosa e spasmodica, la morte, almeno, lasciamo che arrivi in silenzio.