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ANTONIO POLLIOSO01:02
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uf.st.Comune di Castel San Giorgio00:04
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uf.st.P.A. Pompei23:32
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Maria Consiglia Izzo23:14
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UF.ST.COMUNE DI SCAFATI22:45
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UF.ST.NURSIND SALERNO00:21
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uf.st. Tommasetti00:09
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uf.st.Viminale00:34
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Prisco Cutino23:35
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UF.ST. SOPRINTENDENZA DI SALERNO E AVELLINO20:17
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Puracultura19:36
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UF.ST.FdI CAMPANIA00:29
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UF.ST.P.A. ERCOLANO00:16
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uf.st.Prefettura di Salerno18:15
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Barbara Landi17:47
EDO RONCHI FU CITTADINO ONORARIO DELLA CITTA' DI SCAFATI
l'Associazione "Amici del Sarno" contro l'attuale gestione del problema ambientaleNell’intervista, infatti, l’ex Ministro ricorda come nove anni fa l’amministrazione scafatese lo proclamò “cittadino onorario” per l’apporto dato alla bonifica del Sarno. <<Oggi – ha dichiarato il vice presidente dell’associazione “Amici del Sarno”- a Scafati, vedo, da parte dell'attuale Amministrazione soprattutto tanti proclami e nessun impegno concreto, escluso il tentativo per fortuna abortito, anche per l'impegno di denuncia della nostra associazione di tombare parte del Rio Sguazzatorio>>. E’ risaputo, ormai che il disinquinamento del Sarno iniziò a muovere i primi passi quando nell’agosto del 1996 l’allora ministro dell’ambiente Edo Ronchi arrivò a Scafati ed affacciandosi al fiume dal ponte prospiciente palazzo Mayer esclamò: “Pensavo di trovare un fiume sporco, ma mai mi sarei aspettato uno spettacolo così inquietante!” E’ quanto riportano articoli e reportage di quell’anno. <<L’intervento – afferma Ronchi nell’intervista - è alla sua fase conclusiva: due dei tre depuratori previsti sono stati realizzati, il terzo sarà ultimato nei prossimi mesi, il rifacimento di altri due è quasi ultimato, la rete dei collettori è realizzata all’80%, dei trentanove cantieri previsti per fare le reti fognarie in altrettanti comuni, 23 sono aperti e al 60% dei lavori, gli altri saranno aperti entro 6 mesi, gli impianti di 80 concerie e di un centinaio di industrie conserviere del pomodoro sono stati sistemati con notevoli modifiche che hanno migliorato di molto gli scarichi, la rimozione dei sedimi inquinati, la loro bonifica è in corso, tutta la fase di progettazione del sistema, dei singoli progetti, delle gare d’appalto è stata svolta con correttezza ed efficacia impiegando nei cantieri oltre mille persone. Non faccio l’elenco delle difficoltà, numerose, che ci sono state, ma posso dire una cosa: senza il Commissariamento, senza un Commissario straordinario (anche come persona), il generale Iucci, e senza la sua struttura (fatta da un gruppo selezionato di tecnici, alcuni di primissimo livello) tutto ciò in quella zona non era nemmeno immaginabile. Oggi si può dire che il risanamento di quello che era stato classificato come il fiume più inquinato d’Europa non è più un sogno, ma una realtà a portata di mano. Anche in Campania i Commissariamenti possono funzionare. Per favore prima di dare giudizi generalizzati, informatevi della bonifica del Sarno! Ovviamente le proteste ci sono state anche per la localizzazione dei depuratori, per alcuni collettori, per i depositi dei fanghi dei sedimi, un cantiere è stato occupato per sette mesi, ma tali proteste sono state affrontate e superate, non hanno bloccato l’intervento>>. L’approfondimento scafatese, però, rappresenta solo uno stralcio dell’intera intervista. Ciò che emerge dalla serie di risposte dell’ex Ministro è un voler distaccarsi dall’attuale emergenza rifiuti e allontanare ogni ipotesi di responsabilità a suo carico.<< Sono stato Ministro dell’ambiente dall’aprile del 1996 all’aprile del 2000. Da allora sono passati 8 anni e altri tre Ministri: scusate se dopo tutto questo tempo e questi Ministri non riesco a collegare con quella mia esperienza l’attuale crisi - continua Ronchi - Sarà un mio limite. Mi hanno chiesto ”ma si chiama decreto Ronchi la normativa sui rifiuti, anche il suo decreto avrà contribuito a questa crisi”. Inoltre: “ma lei cosa ha fatto quando era Ministro?” E ancora ”visto lo scandalo delle montagne di ecoballe la decisione di fare il CDR, presa durante la sua gestione, potrebbe essere una delle cause della crisi” e, infine, “il Piano del Presidente Commissario Rastrelli prevedeva cinque inceneritori, uno per provincia, lei lo convinse a farne due, rendendo più difficile la loro localizzazione”. Provo a rispondere, anche se ho avuto l’impressione che tirando in ballo il sottoscritto alcuni abbiano cercato di attenuare o minimizzare le responsabilità vere. Se si fosse applicato il decreto Ronchi la crisi in Campania non ci sarebbe stata. Tale decreto è risultato applicabile e applicato con esiti positivi nella gran parte delle Regioni italiane. Purtroppo questo è un Paese dove, non solo in materia ambientale, troppe volte le leggi non si applicano. Ricordo che allora era in emergenza Milano, e altri Comuni della Lombardia, c’era emergenza rifiuti in Sicilia, Puglia,Calabria e, ovviamente, Campania. Circa l’80% dei rifiuti urbani finiva in discarica. Ho fatto quello che penso sia il primo compito di un governo: promuovere una riforma per affrontare il problema in modo organico. In 8 mesi, compresa la legge delega, la concertazione con le regioni, gli enti locali, il parere del Parlamento, veniva pubblicato in Gazzetta, a febbraio del 97, una riforma organica della gestione dei rifiuti, il ricordato decreto Ronchi. Non è il caso di fare qui il bilancio di quella riforma che è giudicata da quelli che si occupano di rifiuti in Italia con un voto che va da buono ad ottimo. Basta chiedere a qualcuno del settore, compresi molti amministratori di destra che mi è capitato di incontrare in questi anni. Durante la mia gestione i poteri straordinari dei Commissari furono richiesti dai Presidenti della Regione e furono loro attribuiti dal Presidente del Consiglio (su sua delega dal ministro dell’Interno, delegato alla protezione civile). Furono Commissari quindi i presidenti della Regione, prima Rastrelli e poi Losco (Bassolino fu eletto Presidente della Regione quando io non ero già più al Ministero dell’Ambiente). Avere Presidenti Commissari riduce ovviamente l’intervento diretto del Governo (che non opera attraverso un suo Commissario) e quindi anche del Ministro dell’Ambiente, responsabilizza di più la Regione, non rende necessaria un’altra struttura parallela a quella della Regione, salvo qualche potenziamento che effettua lo stesso Commissario-Presidente. Assicurai ai Presidenti il sostegno tecnico del Ministero, quando c’erano difficoltà sui siti per le discariche (e c’erano anche allora) intervenni anche direttamente con diversi incontri con sindaci e consiglieri comunali,comitati. In quei quattro anni i rifiuti per strada per tanti giorni non furono mai lasciati. Forse la crisi era meno grave, forse la filiera istituzionale funzionò meglio. Difficile dirlo ora, ma resta il fatto: non furono lasciati i rifiuti per strada. Ricordo che questa preoccupazione era ben presente, ricordo diverse riunioni dove al primo punto si discuteva di discariche, di capacità residua delle discariche esistenti, di programmi che assicurassero nuove discariche, o ampliamenti, in tempo per accogliere tutti i rifiuti>> Francesca Cutino