DOSSIER “ COVID-19: THE LAST PANDEMIC “

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La pandemia di Covid-19 è stata un "disastro evitabile" ed il richiamo forte per un immediato cambiamento di rotta è chiaro: “COVID-19 deve essere l'ultima pandemia. Se la comunità globale non prende sul serio questo obiettivo, condanneremo il mondo a catastrofi successive". Sono solo alcune delle dichiarazioni riportate in un rapporto indipendente pubblicato sulla rivista ‘The Lancet’ e redatto da un team di esperti su richiesta del Direttore generale dell'Oms, Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, incaricato dall'Assemblea mondiale della sanità (AMS) di avviare una revisione indipendente, imparziale e completa sulla risposta sanitaria internazionale alla pandemia da Coronavirus.

Il team di Esperti che ha lavorato al documento ha trascorso gli ultimi 8 mesi ad esaminare i piani preparatori antecedenti al manifestarsi del Covid, le modalità in cui è avvenuta l'identificazione del virus, le risposte man mano poste in essere e le molteplici conseguenze che il virus scatena, come le risposte a livello globale, regionale e nazionale, soffermandosi soprattutto sui primi mesi successivi allo scoppio della pandemia. Il rapporto ha anche analizzato l'ampio impatto della pandemia sui sistemi sanitari nazionali, la risposta delle popolazioni all’impatto imprevisto, le crisi sociali ed economiche conseguite. Il gruppo di esperti è così riuscito ad individuare gli weak links “gli anelli deboli in ogni punto della catena di preparazione e risposta" alla pandemia di Covid-19.

Il documento spiega ad esempio che la "preparazione alla pandemia è stata disarticolata e insufficiente, lasciando i sistemi sanitari sopraffatti quando si sono effettivamente confrontati con un virus in rapida ed esponenziale diffusione" e che l'intero mese di febbraio del 2020 è stato thrown away "buttato via" in molti Paesi, perché i vari governi "non sono riusciti a comprendere prima, gestire e poi imporre, misure più severe per arrestare la diffusione del Covid". Inoltre, secondo gli Esperti, il comitato di emergenza dell'Oms, "avrebbe dovuto dichiarare l'avvio dell'emergenza sanitaria internazionale nella sua prima riunione del 22 gennaio 2020, invece di aspettare fino al 30 gennaio: è trascorso troppo tempo tra la notifica di un focolaio di polmonite sconosciuta a metà dicembre 2019 e la dichiarazione il 30 gennaio dell'emergenza sanitaria".

E così quel mondo così ‘sicuro’, riguardo le risorse mediche del XXI sec, è precipitato nella pandemia a causa di un vero e proprio “cocktail tossico” fatto di negazione, scelte sbagliate di alcuni governi e mancanza di coordinamento a livello globale.

Anni di avvertimenti, verso possibili minacce batteriologiche, o catastrofi di diversa natura che sono rimasti inascoltati, così come non sono stati fatti adeguati finanziamenti per la prevenzione e la risposta dei sistemi sanitari nazionali ad eventuali epidemie. I medici di Wuhan, in Cina, “si sono affrettati a individuare casi di polmonite di origine sconosciuta alla fine di dicembre 2019″, si legge nel dossier, ma le procedura per la notifica dei focolai e di dichiarazione di emergenza da parte dell’Oms sono risultate “troppo lente” per garantire una risposta rapida al nuovo agente patogeno.

Si è perso tempo prezioso“, scrivono gli esperti, “troppi paesi hanno adottato un approccio ‘aspetta e vedi’ piuttosto che mettere in atto una strategia di contenimento aggressiva che avrebbe potuto prevenire la pandemia globale”.

Nel documento gli esperti avanzano inoltre una serie di proposte per uscire nel più breve tempo possibile dall’emergenza sanitaria, ad esempio garantendo più vaccini al piano Covax e spingendo i colossi Farmaceutici ad accettare la “licenza volontaria ed il trasferimento di tecnologia”, pena la revoca entro tre mesi dei brevetti. Per il futuro, invece, si punta ad un Global Health Threat Advice (Consiglio per le minacce alla salute globale) guidato dai Capi di Stato e di Governo, oltre che dare maggiore importanza all’OMS.

Si richiede con forza, di rafforzare l’indipendenza, l’autorità ed i fondi all’Organizzazione mondiale della sanità, autorizzandola ad “assumere un ruolo di guida, convocazione e coordinamento negli aspetti operativi di una risposta di emergenza a una pandemia”. Fornire risorse e dotare gli uffici nazionali dell’Oms per “rispondere alle richieste tecniche dei governi nazionali”; dare priorità alla qualità e alle prestazioni del personale a ciascun livello dell’Oms e “depoliticizzare il reclutamento (specialmente ai livelli senior) aderendo a criteri di merito e competenze pertinenti”.

Il terzo punto riguarda l’implementazione di misure di prevenzione, a partire dall’aggiornamento del piano pandemico di ciascun Paese membro, “assicurando che siano disponibili competenze, logistica e finanziamenti appropriati e pertinenti per far fronte a future crisi sanitarie”.

Quattro: un nuovo sistema globale di sorveglianza, affiancato a maggiori poteri dell’Oms nell’accesso a eventuali siti-focolaio in cui inviare esperti internazionali. E ancora: la creazione di una piattaforma per il reperimento di strumenti e forniture sanitarie, la nascita di uno “strumento di finanziamento internazionale per le pandemie” con la capacità di mobilitare “a lungo termine (10-15 anni) contributi per circa 5-10 miliardi di dollari all’anno”, con la possibilità di erogare fino a 50-100 miliardi con breve preavviso in caso di crisi, finanziati in base al principio che le economie più grandi e più ricche pagheranno di più.