|
BIOGRAFIA ARTISTA
La pratica concettuale di Cerith Wyn Evans incorpora un’ampia varietà di media, spesso esplorando la relazione tra luce e testo, tra pensiero e significato per creare scenari in cui gli spettatori prendano consapevolezza della loro stessa presenza.
Le prime opere di Wyn Evans utilizzavano film e video, creando ambienti di “cinema espanso” che spesso comprendevano la collaborazione di performer. Dagli anni Novanta il suo lavoro esplora il rapporto tra linguaggio e spazio, tra temporalità e fenomenologia della percezione, caratterizzata quest’ultima dalla precisione e chiarezza formale con cui l’artista si relaziona al contesto di una particolare sede espositiva. Concatenazioni di riferimenti a testi, partiture e gesti sono evocati e intrecciati nella creazione di una vera e propria “mise en scene” complessiva. Le situazioni vengono costruite... le occasioni vengono messe in scena.
Per Wyn Evans, le installazioni funzionano come un catalizzatore: un serbatoio di potenziali significati che si dipanano in molteplici viaggi discorsivi. Inoltre, il suo lavoro ha un'estetica altamente raffinata in cui riverbera il suo costante interesse per l'architettura e la musica, per campi apparentemente disparati come la progettazione di fontane e il teatro tradizionale giapponese, la traduzione, l'astronomia, la psicoanalisi e il codice Morse. Le sue opere sfruttano il potenziale di un incontro "per suscitare fantasticheria". Oggetti ed esperienze sono giustapposti e disposti "in concerto" invitando a formulare e condividere molteplici riflessioni e interrogativi. Le mostre stesse sono pensate per occupare e promuovere "un'arena di contraddizioni, in cui desiderio e realtà si abbracciano".
Tra le mostre personali recenti: Centre Pompidou-Metz, Metz (2024); Espace Louis Vuitton, Tokyo; Sogetsu Kaikan, Tokyo; Taka Ishii Gallery, Tokyo; Marian Goodman, Parigi e New York (tutte 2023); Mostyn, Llandudno (2022); Aspen Art Museum, Aspen (2021); POLA Art Museum, Hakone; Galerie Buchholz, Cologne; White Cube Bermondsey, Londra (tutte 2020); Pirelli HangarBicocca, Milano (2019); Sogetsu Kaikan, Tokyo; Museo Tamayo, Città del Messico (entrambe 2018); Tate Britain Commission, Londra (2017); Marian Goodman, Parigi (2017); White Cube Bermondsey, Londra; Museion, Bolzano (entrambe 2015); Serpentine North Gallery, Londra (2014); TBA-21 Augarten, Vienna (2013); De La Warr Pavillion, Bexhill-on-Sea (2012); Kunsthall Bergen, Bergen (2011); Tramway, Glasgow (2009); Inverleith House, Edinburgh (2009); MUSAC, Leon (2008); Musée d’art moderne de la Ville de Paris, Parigi (2006) e Kunsthaus Graz, Graz (2005). Ha inoltre partecipato a importanti mostre collettive periodiche e Biennali, fra cui: Biennale di Venezia (2017, 2010, 2003), Skulptur Projekte Münster (2017); Moscow Biennial (2011); Aichi Triennale (2010); Yokohama Triennale (2008); Istanbul Biennial (2005).
Cerith Wyn Evans vive e lavora a Londra.
La Villa rustica di Boscoreale (denominata Villa Regina dal nome di una limitrofa masseria ottocentesca, che anche l’architetto Le Corbusier schizzò in un suo disegno, realizzato durante un suo viaggio del 1911) ci immerge nell’organizzazione agricola dell’agro (ager) vesuviano, di cui questa villa costituisce uno delle testimonianze archeologiche meglio preservate. Scoperta nel 1977, scavata fino a riportarla completamente in vista e in parte ricostruita fra il 1978 e il 1980, la villa è circondata da un vigneto e da alcune strade che ancora recano i solchi di un antico carro da traporto (plaustrum). Dotata originariamente anche di un piano superiore, l’impianto originario della villa risale al I sec. A.C, anche se fu ampliata almeno due volte, nell’epoca augustea e giulio-claudia. La produzione di vino era l’attività principale di questa vera e propria fattoria, come documentano la vasca di pigiatura (calcatorium), i locali del torchio ligneo (torcular) e la cella vinaria con i suoi orci fittili infossati (dolia defossa).
L’Antiquarium di Boscoreale Con Antiquarium si indica una struttura museale, anche provvisoria, ubicata all’interno o al limite di un’area archeologica. La sua funzione è sia quella di un museo di prossimità, che preserva e contestualizza in situ (ovvero sul luogo di rinvenimento) le scoperte archeologiche, sia di uno strumento di lavoro che coadiuva, anche temporaneamente, le attività di scavo durante il loro stesso svolgimento, di cui diviene, quindi, la prima piattaforma di studio, restauro, catalogazione in situ. Istituito nel 1991 su impulso della scoperta della Villa, e costruito in un edificio ad essa adiacente, l’Antiquarium di Boscoreale illustra la vita quotidiana e l’ambiente, al contempo naturale e culturale, della campagna vesuviana, un habitat particolarmente fertile e, quindi, favorevole all’insediamento umano e al proliferare e radicarsi delle sue attività. I reperti esposti furono rinvenuti, in eccezionale stato di conservazione, sotto una coltre di cenere e lapilli durante gli scavi effettuati tra la fine del XIX ed i primi decenni del XX secolo in alcune case (domus) di Pompei e nelle ville rustiche e signorili dell’area circostante (Boscoreale, Ercolano, Oplontis, Terzigno, Stabiae), documentando consuetudini e stili di vita, condizioni sociali e economiche, gusti estetici, nonché la vita animale e vegetale (scomparsa o trasformatasi dopo l’eruzione del 79 d.C.) delle aree agricole e pastorali che sorgevano intorno alla Pompei romana. Dal 2023 il percorso comprende al primo piano una sala dedicata agli scavi in corso nella Villa suburbana di Civita Giuliana: qui è esposto il carro cerimoniale, rinvenuto nel 2021.
Pompeii Commitment. Materie archeologiche Pompeii Commitment. Materie archeologiche è il primo programma d’arte contemporanea istituito dal Parco Archeologico di Pompei, dedicato a promuovere lo studio interdisciplinare e sperimentare nuove modalità di valorizzazione della “materia archeologica” conservata nelle aree di scavo e nei depositi di Pompei. Avviato nel 2020, il programma riconfigura il sito archeologico di Pompei e degli altri siti connessi quali piattaforme in cui supportare forme alternative di conoscenza, delineando una molteplicità di funzioni fra loro connesse e in continua espansione. Sul portale pompeiicommitment.org sono stati pubblicati fra il 2020 e il 2025:
- contributi che articolano proposte e possibili linee di azione (Commitment)
- ricerche artistiche e curatoriali condotte a distanza e in situ (Digital Fellowship),
- testimonianze dal vivo e in tempo reale del personale del Parco (Fabulae),
- documenti storici (Historiae),
- il catalogo in divenire di un immaginario museo fondato sul patrimonio archeologico custodito nei depositi (Inventario),
- un’ipotetica biblioteca che unisca passato, presente e futuro (Biblioteca di Archeologia e Futurologia).
Contestualmente il programma prevede la commissione di nuove opere d’arte per la collezione in formazione di arte contemporanea del Parco Archeologico di Pompei (Collectio).
Tutti questi progetti corrispondono quindi a dipartimenti dedicati alla condivisione delle potenzialità espressive e conoscitive della “materia archeologica” pompeiana, rivolgendosi a tutte le tipologie di pubblico – anche quello che non visita fisicamente il Parco – approfondendo la definizione stessa di che cosa intendiamo per archeologia e per contemporaneità.
L’artista e il Parco Archeologico di Pompei desiderano ringraziare Nicoletta Fiorucci e Nicoletta Fiorucci Foundation per il generoso supporto alla mostra e al programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche
|