SCAFATI, VENDITA FARMACIE COMUNALI

Michele Grimaldi, capogruppo democratici e progressisti.
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La mancata vendita delle cinque farmacie comunali, elemento fondamentale del Piano di Rientro necessario per evitare il dissesto del Comune, rappresenta due gravi, gravissimi, problemi.
 
Il primo. Per coprire il mancato introito previsto (quasi sei milioni di euro in tre anni), già quest'anno verranno tagliati due milioni di euro dalla spesa corrente, e cioè dai servizi che il Comune dovrebbe assicurare ai cittadini. Parliamo di cose concrete: dalla manutenzione strade alla pubblica illuminazione, per capirci.
 
Nel frattempo dal bilancio dell'Ente appare e scompare il presunto ristoro (presuntamente) dovuto dal Comune al Consorzio Farmaceutico per il recesso: e nessuno sa perché e quanto debba essere pagato.
 
A questo buco vanno aggiunti, tra l'altro, la mancata alienazione del patrimonio immobiliare che avrebbe dovuto fruttare circa altri due milioni di euro, e la surreale posta di bilancio dell'Ente che prevede ancora l'ipotetica vendita dello Stadio e del Palamangano.
 
Senza contare che nulla si sa dei ruoli dei tributi che sarebbero dovuti andare in prescrizione nel 2020 e nel 2021: il che ci fa temere che con il dovuto ricalcolo del Fondo crediti dubbia esigibilità la voragine sarà destinata ad allargarsi.
 
Il 30 settembre, tra l'altro, sarebbe dovuta arrivare la relazione del Collegio dei Revisori sullo stato di avanzamento del Piano di Rientro, relazione che fu elemento fondamentale per la legittimazione dell'ultimo bilancio, ma che è scomparsa nella nebbia.
 
Su questo abbiamo scritto alla Corte di Conti.
 
Il secondo punto, come denunciamo da tempo, è che nessuno sa chi stia gestendo i bilanci, le entrate, le uscite, gli acquisti e l'inventario dei cinque centri di costo rappresentati dalle farmacie comunali: sappiamo solo che sono in perdita, ma queste perdite non sono iscritte nel Bilancio del Comune.
 
Non vorremmo qualcuno stesse operando per svalutare funzione e prezzo delle Farmacie comunali, prima che queste vengano concretamente messe in vendita: d'altronde, risuonano ancora nelle nostre teste, le parole del Presidente del Consiglio comunale Mario Santocchio in occasione della discussione sulla sua sfiducia, e cioè: "Non apparterrò mai alla categoria di consigliere comunale che rinuncia a pensare e a dichiarare che le farmacie comunali, che siamo tenuti dolorosamente a vendere per vincoli di bilancio e per decisione altrui, vadano vendute al miglior prezzo possibile..."
 
Con chi ce l'aveva l'avvocato Santocchio?
 
Quelli che abbiamo enunciato sono dati e fatti reali, concreti. Oltre la polemica, vorremmo che qualcuno, con dati e fatti altrettanto reali, rispondesse nel merito a ciò che preoccupati - per la città - denunciamo.