POMPEI SCAVI, COLLABORAZIONE CON MASTROBERARDINO

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(Nella foto il Soprintendente Osanna e Mastroberardino). La convenzione tra la Soprintendenza e l’azienda vinicola Mastroberardino è finalizzata ad attività di studio, ricerca, e concessioni in uso di area archeologica relativamente alla coltivazione della Vitis vinifera nell’antica Pompei e nell’area vesuviana, nonché di collaborazione alla divulgazione dei risultati raggiunti. 

  • 1994 – La sperimentazione. Iniziano gli studi condotti dal laboratorio di ricerche applicate della Soprintendenza nelle Regio I e II che evidenziano la presenza di vigneti che si sviluppavano intorno all’Anfiteatro. 
  • 1996 – La collaborazione. Fu scelto come interlocutore per le specifiche competenze scientifiche il dott. Antonio Mastroberardino quale chimico ed enologo e titolare dell’omonima azienda, fondata alla fine del Settecento e iscritta nei registri del MIUR. La Soprintendenza diede in concessione alla Mastroberardino, a titolo sperimentale, un’area nell’antichità adibita a vigneto, sita all’incrocio tra via di Nocera e via di Castricio nella Regio I. La società si impegnò a coltivarla nel rispetto dello stato originario dei luoghi secondo le indicazioni fornite dalla Soprintendenza. L’area del vigneto sperimentale, dell’estensione di 200 metri quadri, venne predisposta per l’impianto nel marzo del 1996 dopo l’individuazione dei calchi delle radici realizzati durante gli scavi, che evidenziavano il posizionamento delle piante al momento dell’eruzione del 79 d.C. Furono individuati otto varietà impiantate con il sistema a pergola, scelte sulla scorta di studi bibliografici e iconografici tra i quali l’affresco di Bacco e il  Vesuvio, conservato al Museo Archeologico di Napoli, che secondo la tradizione archeologica celebra la coltura della vite sulle antiche pendici vesuviane. 
  • 1999 – La convenzione. Visti i promettenti risultati degli studi, si decise di allargare la coltura anche alle aree del Foro Boario, del Triclinio Estivo, della Nave Europa e della Caserma del Gladiatore. Per i nuovi impianti fu scelto l’allevamento a filare rispettando le distanze tra le viti suggerite dai dati di scavo, lasciando in situ i calchi delle antiche radici. L’impianto fu realizzato con pali di castagno, le cultivar messe a dimora furono il piedirosso e lo sciascinoso. Le antiche tecniche colturali furono rigorosamente applicate. La nuova convenzione regolava anche i termini dell’eventuale commercializzazione del prodotto, nel rispetto della normativa di settore relativa ai disciplinari di produzione e di trasformazione delle uve. 
  • 2001 – Primo significativo raccolto di uve. Il prodotto derivato dalla vinificazione, corredato di una scheda in cui si dichiaravano la quantità e la qualità delle uve prodotte, le tecniche di lavorazione, le caratteristiche chimiche e organolettiche, la dichiarazione di qualità degli esperti dopo un invecchiamento di 18 mesi, è stato imbottigliato con il nome, regolarmente depositato, di Villa dei Misteri. La produzione fu di 1721 bottiglie. Alla SAP spetta una royalty sui proventi della commercializzazione dei prodotti provenienti dai vigneti sperimentali, calcolata su base annua. Inoltre, il ripristino delle antiche colture, oltre a rappresentare un vantaggio per le aree che sono state sottratte alla manutenzione ordinaria, con un beneficio derivante da un lato dalla riduzione degli oneri di gestione dei siti oggetto della convenzione, dall’altro dall’introito derivante dal canone di fitto annuale, costituisce la base per l’ulteriore ampliamento del campo di ricerca sulla viticoltura antica.
  • 2003 – Restauro Cella Vinaria. E’ stata organizzata un’asta per il restauro dell’antica Cella Vinaria in collaborazione tra la soprintendenza e Mastroberardino, la cifra netta raccolta fu di 14.792 euro che, insieme all’incasso derivante dalla vendita del prodotto della prima vendemmia, effettuata nel 2001, interamente devoluto al netto delle spese e delle royalties, ha permesso il restauro della Cella Vinaria sita nel vigneto del foro Boario. 
  • 2005 – Campo didattico. Progetto per la realizzazione di un campo didattico sulla viticoltura nel 79 d. C. in collaborazione con l’azienda vinicola Mastroberardino. La finalità era far conoscere le forme di allevamento tipiche dell’epoca di Pompei. 
  • 2008 – Ampliamento Convenzione, ancora oggi in vigore. Alle aree precedentemente concesse sono state aggiunte: 
  1. Regio I Ins. 22
  2. Orto dei Fuggiaschi
  3. Casa delle Colonne Cilindriche
  4. Regio I Ins. 11, numero 10
  5. Regio I Ins 11, numero 12
  6. Regio I Ins 13, numero 12
  7. Regio I Ins 13, numero 9
  8. Regio II Ins 1, numeri 8 e 9
  9. Regio II Ins 1, numero 10
  10. Regio II Ins 3, numero 6 
  • 2014 - Le aree interessate ad oggi comprendono tutti i vigneti delle Regiones I e II dell’antica Pompei, per un’estensione di più di 1.5 ettarI ripartito su 15 appezzamenti di diversa estensione e per una resa potenziale di circa 30 quintali d’uva. 

Gli ultimi impianti realizzati sono stati dedicati quasi integralmente all’impianto del vitigno Aglianico.

Il sesto d'impianto è quello già adottato, di 1,20 mt x 1,20 mt pari a 4 piedi romani per 4 piedi romani.

La forma di allevamento proposta è invece differente rispetto a quella utilizzata per i precedenti vigneti: si tratta infatti di una ulteriore forma di allevamento tradizionale dell’antichità, l'alberello, che meglio si adatta al vitigno aglianico a testimoniare il matrimonio perfetto tra il vitigno di origina greca e la tipica potatura corta ellenica.

Dunque il vino Villa dei Misteri, a partire dalla vendemmia 2011, attualmente ancora in affinamento, è ottenuto come  blend di tre diverse varietà, con le seguenti percentuali di uvaggio: Aglianico 40% circa, Piedirosso 40% e Sciascinoso 20%.