SCAFATI, IL COMUNE COME UNA STAZIONE FERROVIARIA: ASSESSORI CHE VANNO E ASSESSORI CHE VENGONO

MIchele Grimaldi, capogruppo democratici e progressisti, segretario PD Scafati.
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Bisogna sempre avere profondo rispetto per chi ha il coraggio di esternare in maniera pubblica il proprio stato d'animo, soprattutto quanto questo declina verso la malinconia.

Ieri lo ha fatto il nostro Sindaco, in maniera epistolare, con un passaggio intriso di Sturm und Drang, scrivendo ai consiglieri di maggioranza: "avverto intorno a me non il calore e l'entusiasmo, ma ostilità e senso di solitudine, nonostante i miei sforzi".

Lo capiamo, e va capito: in meno di un anno è al terzo o forse quarto rimpasto di Giunta, le deleghe agli Assessori si scambiano veloci come figurine, non trovano l'accordo sulla guida dell'ACSE, il suo Consigliere più votato istituisce assieme ad altri un gruppo consiliare autonomo e indipendente, il gruppo consiliare della Lega sfiducia il Vicesindaco della Lega, ogni Consiglio comunale è una estenuante ricerca dei numeri per aver certa la maggioranza, l'aver distribuito deleghe ai consiglieri come auguri a Natale non è bastato a garantirgli nemmeno qualche ora di tranquillità.

Capiamo, dunque, comprendiamo sul serio, il dolore del Sindaco: si sente solo, Scafati è al collasso, non c'è ordinaria amministrazione, non c'è programmazione, lui non sa nemmeno da dove iniziare e tutti attorno a lui, anziché dare una mano chiedono, trattano, ricattano.

E poi, e poi c'è la città: che siamo onesti - è evidente lo avverta anche lui, dal palese nervosismo che tradisce ogni sua parola, ogni sua scelta - di lui non si fida più, o forse, meglio ancora, di lui non si è mai fidato.

Di solito, i cittadini e i commentatori più attenti lo sanno, in tutte le realtà dopo un anno di mandato i consensi di un Sindaco fisiologicamente sono destinati ad aumentare: qui, invece, sono drasticamente e repentinamente diminuiti, senza nemmeno l'astio che genera una speranza tradita, semplicemente con crescente indifferenza.

E così, quando un anno non è nemmeno passato, già la malinconia e i rimpianti delle scelte sbagliate, dei cattivi compagni di strada, della mancanza di idee e di autorevolezza, sembrano pervadere il nostro Primo cittadino. Lo avvolgono, lo intristiscono, lo sfiancano. L'entusiasmo, ove mai ci sia stato, sembra aver già ceduto il passo ai rimorsi e alla stanchezza.

Servirebbe dunque una svolta, o almeno un segnale di vita, da un punto di vista amministrativo e politico: ma come scriveva Manzoni, si sa, e lo sa anche il Sindaco, il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare.

Dunque è con la massima comprensione possibile verso il suo dolore che scriviamo queste parole, rivolgendo a Cristoforo Salvati un appello sincero e affettuoso: ponga fine a questo stato di cose e di malessere, allevii lo strazio al quale sta sottoponendo se stesso e tutta la nostra comunità.

E rassegni le dimissioni: con compostezza e dignità, noi e la Città capiremo, si tratta di una scelta obbligata e nessuno gliene farà una colpa.

Vedrà come, un minuto dopo, si sentirà subito meglio, sollevato (e noi tutti con lui).