"IL PARADOSSO DELL'ASINO DI BURIDANO"....LA SCELTA E' UN OBBLIGO

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Questa storiella, attribuita al filosofo Giovanni Buridano, racconta di un asino a cui vennero offerte, per il suo pasto due quantità uguali di fieno tra le quali scegliere. L’asino dopo mille valutazioni, nel timore di fare una scelta, morì di fame…

Anni fa, in piena attività di docenza, un’alunna, che si trovava in difficoltà per via di un litigio tra una sua amica ed il suo fidanzato, richiese di fronte alla classe, la mia opinione da adulto, in merito.
Infatti, pur pensando che il suo ragazzo avesse ragione, ella si trovava in difficoltà per via del rapporto di grande amicizia e per timore che questo litigio tra loro avrebbe avuto conseguenze anche su di lei.
Facile aspettarsi che l'amica si sarebbe sentita tradita, se lei avesse appoggiato il suo ragazzo.
Facile aspettarsi che lui si sarebbe sentito solo , se ella avesse appoggiato l'amica.
Così, io le suggerii di prendere posizione e di fare questo, non scegliendo l'una o l'altro, ma scegliendo la cosa giusta. Di stare dalla parte della giustizia.

In classe, qualcuno affermò che, al riguardo, non avrebbe invece preso posizione, tanto non si ‘deve per forza farlo’.
Io, allora, di fronte ai discenti proposi il seguente esempio:
“immaginate di salire insieme a me su un autobus che porta da Roma a Milano.
Ci sono tanti posti vuoti per sederci, così il controllore ci guarda e ci invita a prendere posto.
"No!" risponde qualcuno di voi "Non voglio prendere posto!".
Io e il controllore lo guardiamo perplessi: perché non dovresti prendere posto?
Già, allo stesso modo per quale motivo non dovremmo prendere posizione nella vita?

Considerate questo, riguardo alla compagna in bilico tra amica e fidanzato:
• Se lei sta dalla parte di lui, prende posizione.
• Se lei sta dalla parte dell'amica, prende posizione.
• Se lei si rifiuta di fare una scelta simile, prende posizione.
• Se lei non vuole neanche parlarne, prende posizione.
Capite cosa sto cercando di dirvi?
Chi, tra voi alunni afferma che non vuole prendere posizione, deve sapere che anche questa, è una posizione, tuttavia nessuno può obbligare altri a farlo.
Io però, non chiedo, io faccio solo notare che comunque vada tu prenderai sempre una posizione.
Qui non discutiamo se prenderla, perché qualsiasi scelta farai, farai appunto una scelta.
E qualsiasi posizione prenderai, sarà giudicata dagli altri e influenzerà il loro modo di comportarsi con te.
Sì, anche loro prenderanno poi una posizione rispetto a quella che hai scelto tu.
Prendere posizione significa scegliere.
E tu sceglierai, sempre e comunque.

La domanda non è "prenderò posizione?", la domanda reale è "Che posizione intendo prendere?".

Tornando all'esempio dell'autobus, tu avrai tanti posti in cui sederti (tante posizioni tra cui scegliere), e se resterai in piedi, sarà questa un'altra posizione che prenderai. Se litighi con il controllore, o se parli con gentilezza, se decidessi addirittura di rinunciare al viaggio e scendere, sono tutte posizioni.
Sono tutte scelte.

Non puoi non scegliere, anche quando pensi di fare questo, stai compiendo una scelta.
Potrai cambiare questa posizione ogni minuto se vorrai, potrai fare una scelta oggi e modificarla domani, potrai scegliere di non decidere adesso (anche questa è una decisione), potrai fare quello che preferisci, ma sempre una posizione prenderai.
Così, il vero punto è capire quale sia la posizione migliore da prendere in ogni situazione.
Ossia imparare a fare scelte che siano le migliori possibili, le più efficaci.

Sono trascorsi alcuni anni da quella lezione ed oggi, più consapevole che mai posso affermare che prendere posizione, non significa diventare antagonisti ad oltranza, ma collaborare manifestando il proprio punto di vista, mettendo bene in chiaro ciò che potrebbe contribuire a rendere un pochino migliore la vita che aspetta. La posizione non è mai fissa, inamovibile, ha una suo dinamismo, una sua capacità di interagire con le situazioni, ha un proprio carattere, una propria forza, ha delle convinzioni che la sostengono e che la fanno diventare utile e propositiva, ha una sua vita, una sua capacità di essere uno sguardo utile sull’orizzonte. Spesso i problemi nascono e diventano irremovibili - ed i fatti attuali lo dimostrano - proprio perché chi li subisce non prende una posizione, non li identifica, non li investiga, non propone soluzioni, non fa sentire il peso umano e sociale della propria presenza nel mondo. Spesso alla base di storie, di quid che non si risolvono, c’è l’incapacità di comunicare, di stabilire un contatto, di dire quello che si pensa, di cercare delle soluzioni a problemi che, se irrisolti, diventano pericolosissimi boomerang. Uno dei grandi compiti della comunicazione sociale, politica ed ahimè, medica è proprio quello di abituare le persone a far sentire la loro voce, a non tenere dentro i problemi, ma a cercare di creare dei momenti di confronto, di dibattito, di discussione o di confessione. Non c’è niente di peggio che celare, il rischio è di scoppiare, di lasciare spazio a reazioni incontrollate. Purtroppo, mi rendo conto come non sia facile mediare situazioni figlie di educazioni opposte, si tratta di rimettere al loro posto sentimenti e valori che con il passare del tempo sono stati dilapidati e la cui mancanza ha creato condizioni umanamente difficili, dove i confini tra il lecito e l’illecito, tra il giusto e l’ingiusto si sono ridotte sempre di più. Un tempo, nessuno si sarebbe mai sognato di dare del ladro ad un politico, o di affermare che la politica fosse pane per ladri e farabutti. Fortunatamente, il tempo ha riequilibrato il tutto, sollecitando prese di posizione meno dogmatiche e più democraticamente corrette, ha fatto capire che era arrivato il momento di esprimere con la massima chiarezza il proprio pensiero, senza ledere quello degli altri.

Prendere posizione significa avere una personalità ben delineata, essere capaci di pensare e di riflettere, di elaborare e di creare, insomma ci vuole una solida base da cui partire, ecco perché la famiglia, la scuola e tutta la società umana diventano agenzie fondamentali nel passaggio delle virtù democratiche attraverso la comunicazione. Convergere sulla preparazione per essere cittadini consapevoli e motivati è il fine ultimo di una società che cresce e si sviluppa grazie al contributo di uomini e donne che partecipano, che si fanno sentire, che dicono con garbo, ma liberamente, quello che pensano, senza il timore di essere tagliati fuori. In molti casi chi prende una posizione interagisce, esprime con molta chiarezza il proprio pensiero e dà un contributo importante alla costruzione di una società democratica e pluralista, aperta al pensiero di tutti, soprattutto di fronte al male comune di un morbo letale e nei fatti, sfuggente e poco conosciuto.