“COME DEFINIRE LE MALATTIE EMERGENTI, O RIEMERGENTI”'

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I due ultimi decenni del XX secolo hanno visto emergere numerosi e nuovi agenti patogeni.

Emergenze infettive come la SARS, la pandemia influenzale A/H1N1, il nuovo Coronavirus (Mers-Cov), l’influenza aviaria da virus A/H7N9 e patologie riemergenti come la tubercolosi, l’HIV e le arbovirosi (Chikungunya, Dengue), la febbre di Lassa non sono che gli esempi più noti in un insieme numeroso di sconosciute malattie infettive, nuove per la natura dell’agente causale, o per le manifestazioni cliniche.

Epidemie del passato e pandemia attuale hanno reso certo quanto sia importante la sorveglianza epidemiologica, per monitorare i fenomeni sanitari, comprenderne l’entità , correggerne la portata e gli impatti, così da definire la migliore risposta a livello nazionale ed internazionale.

Qualsiasi malattia infettiva può diventare emergenza quando assume un carattere epidemico, o quando la stessa viene percepita dalla popolazione come pericolosa e, a seconda che il microrganismo sia emergente o ri-emergente, le possibili cause e le misure di prevenzione da ipotizzare e contenimento da attuare, possono essere diverse.

Inoltre, dopo la scoperta dei retrovirus, nuovi ‘oggetti’ scientifici sono stati isolati e proposti come cause a nuove patologie, come i viroidi e soprattutto i prioni, forme proteiche patologiche, responsabili delle encefalopatie spongiformi, come il Kuru degli indigeni della Nuova Guinea, trasmesso dal cannibalismo rituale, la malattia di Creutzfeld-Jakob, dovuta ad azioni mediche (interventi di neurochirurgia, somministrazione dell’ormone della crescita) e la malattia della ‘vacca folle’, dovuta al passaggio transpecifico ai bovini di un agente infettivo presente, da almeno un secolo, negli ovini.

Tuttavia, una riflessione concettuale sul concetto di ‘malattia emergente’ è stata sviluppata da storici, filosofi ed epidemiologi, con un accordo di massima di considerare come nuova, una malattia nei casi seguenti:

1. Impossibilità per la conoscenza medica di concettualizzare una malattia in quanto entità nosologica distinta;
2. Cambiamenti qualitativi o quantitativi delle manifestazioni cliniche di una malattia nota;
3. Comparsa di un agente patogeno effettivamente nuovo a causa di :

    a. mutazioni;

    b. ricombinazioni;

    c. variazioni della virulenza;

4. Introduzione in una popolazione vergine a partire da un’altra popolazione;
5. Passaggio nelle popolazioni umane a partire da una specie animale o vegetale (‘passaggio orizzontale interspecifico’).

Nei primi tre casi, si può definire nuova, una malattia che non esisteva in alcuna popolazione umana in quanto entità nosologica distinta, mentre nei casi 4 e 5 la malattia esisteva ed era conosciuta, ma aveva superato i suoi limiti geografici, o biologici preesistenti.

In molti casi, però è difficile definire una malattia nuova, così come si potrebbe in sostanza ridurre a tre, le cause dell’emergenza di una nuova malattia infettiva:

1. l’evoluzione de novo di un agente patogeno, in particolare l’evoluzione di un nuovo ceppo particolarmente virulento;
2. il passaggio di un germe da una specie ad un’altra;
3. l’ampliamento consistente della diffusione di un agente causale al di là delle frontiere tradizionali, nel quale esisteva in un equilibrio ‘a rumore debole’, cioè con un’incidenza qualitativa e quantitativa limitata.

Il primo fattore è relativamente poco importante, anche se la grande variabilità dei virus è certamente stata all’origine di avvenimenti ‘catastrofici’ nel passato. La maggior parte delle grandi epidemie del passato, a partire dalla Peste Nera, della fine del XIV secolo, è stata piuttosto dovuta al ‘traffico’ dei germi, cioè al passaggio di agenti patogeni attraverso le barriere interspecifiche o popolazioni geograficamente distribuite della stessa specie (migrazioni patogene), con una conquista di nuovi territori da parte di ‘nemici antichi’, come si è verificato paradigmaticamente dopo la scoperta dell’America fra Vecchio e Nuovo Mondo.

Anche l’emergenza di nuove malattie è legata quindi alla dinamica delle patocenosi, che segue i mutamenti ecologici e soprattutto sociali.

Come ha scritto Joshua Leberberg, la storia delle malattie epidemiche è stata a lungo l’ultimo rifugio del creazionismo, dato che i germi responsabili sembravamo emergere ex-nihilo, dal nulla. Tali emergenze sono invece il risultato di un dinamico preesistente e della sua evoluzione biologica e sociale. Esse sono quindi il risultato della coevoluzione fra i germi e la loro diversità genetica da una parte e le popolazioni umane nella loro diversità genetica e culturale dall’altra, il che dimostra che l’interpretazione darwiniana della storia delle malattie, permette di comprenderne in profondità i modi e le cause.

FONTI:

-S.B. PRUSINER Prion Biology and Diseases, CSHL Press, Plainview,
-M.D. GRMEK, Le concept de maladie émergente, in «History and Philosophy of the Life Sciences»,
-B. FANTINI, Les maladies émergentes, in B. FANTINI, L.L. LAMBRICHS, (eds.), Histoire de la pensée médicale contemporaine Seuil, Paris,
-policlinico.unina.it
-J. LEDERBERG, Emerging infections: an evolutionary perspective, in «Emerging Infectious Diseases»