Liceo Caccioppoli: INTERVISTA ALLA PROF. REDENTA FORMISANO

Perché nell’Italia del 2008, si preferisce ancora votare un uomo invece che una donna'
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Magari fosse possibile scegliere chi votare, all’interno delle liste dei candidati per il Senato e per la camera dei deputati! Purtroppo, l’attuale, antidemocratica legge elettorale impedisce ai cittadini di esprimere la loro preferenza per i singoli. Sono i partiti a decidere per noi, a collocare, si dice, in posizione utile, cioè ai primi posti, coloro che devono essere eletti.

ma si tratta, comunque, di persone che non sono scelte dai cittadini. Altro ragionamento vale per le candidature delle donne amministrative: è vero che le candidature delle donne sono ritenute importanti, quasi come fiori all’occhiello, ma, alla fine, si è ancora alquanto diffidenti, quando si tratta di votarle o di impegnarle in ruoli solitamente affidati ai maschi. Anche quando si dice di attribuire un assessorato ad una donna, la si impegna nei ruoli soliti: o nelle politiche sociali o nella pubblica istruzione. Ci farebbe piacere, invece, veder in giunta una donna all’urbanistica o al bilancio. Ci piacerebbe molto anche vedere più donne sindaco. Certamente molte cose, però, sono cambiate dagli anni passati. Fino a quindici, venti anni fa, era rarissimo vedere donne candidate o elette. Secondo lei, le donne affrontano i problemi politici con una diversa sensibilità rispetto agli uomini? Io credo che le donne in politica corrano il rischio di un fenomeno che definisco di “snaturamento”. I posti di potere rischiano di far perdere le qualità che nella storia hanno caratterizzato il comportamento delle donne. Esse sono abituate a prendersi cura degli altri, a rapportarsi con i problemi con concretezza e premura, a tessere relazioni e incontri, così come, nei secoli, hanno tessuto stoffe e lana, con pazienza e tolleranza. Le donne, nella storia, sono state pacifiste e sono state quelle che hanno subito il peso delle guerre, la perdita di figli e mariti, gli stupri, le logoranti attese nella lotta quotidiana per la sopravvivenza dei piccoli rimasti in casa e degli anziani. Lo “snaturamento” potrebbe far perdere questo grande patrimonio, coinvolgendo anche le donne in comportamenti a volte aggressivi o arroganti. Ma ciò non vale per tutte. Personalmente ho visto che molte donne sanno ancora ragionare senza litigare, che sanno mettersi d’accordo sui grandi problemi, che sanno fare proposte e renderle concrete. Più donne, in politica, sarebbe una bella conquista, se le donne superassero una loro atavica diffidenza. Potrebbe anche significare mutare le pratiche di una politica basata sui compromessi, sui tatticismi, sui giochi per le poltrone. Potrebbe significare più chiarezza e trasparenza, nelle parole e nelle azioni. Come fa una donna a conciliare lavoro, famiglia e impegno politico? E’ una questione molto importante. I tempi della politica non sono adatti alle donne ed anche per questo molte ne restano fuori. Basti pensare alle riunioni che terminano a notte inoltrata. Tuttavia, è possibile conciliare gli impegni. Le donne, quando hanno passione per la politica, sanno organizzarsi, soprattutto quando in famiglia chiedono e ottengono la collaborazione di figli e mariti. Forse sono meno ossessivamente prese dall’angoscia del “che pulito, ci si vede”, forse usano più surgelati ma riescono a fare tante cose insieme. E sanno anche pretendere che si rispettino i loro tempi. Cosa pensa delle quote rosa?  Nelle attuali liste ci sono molte donne. Non basta, perché molte sono prestate alla politica, sono inesperte, cioè non hanno esperienza né di partiti né di impegno sociale. Personalmente sono contraria alle quote rosa. Le donne devono essere apprezzate, stimate, valorizzate per le loro competenze, non per il loro genere femminile.  Cosa cambierebbe in un’azienda se a capo ci fosse una donna? Molte donne sono a capo di un’azienda. E questo, a volte, è un problema, perché hanno acquisito freddezza e una mentalità tesa solo al profitto. Spesso sono più brave. Insomma, più umane. Rosario Iannicelli