STORIE DI MEZZO, TI PERDONEREI ANCHE L'AMERICA

Racconto anonimo, Alessia è un nome di fantasia...
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Cercavo una tua foto. Ma non ne ho. Allora ho chiesto a qualcuno se per caso ne avevano una, ma niente. Non c’è. Tutti hanno una foto con la mamma e il papà. Io no. Lo so, non è poi così importante. Ma ogni tanto l’avrei guardata.

Ho fatto il liceo linguistico. Te lo dico perché non lo sai. Non sai quasi niente di me. Ed io, so quel poco che mi hanno raccontato. Alcuni mi hanno detto bugie. Altri invece mi hanno addolcito la tua storia. Altri ancora, hanno preferito non dire niente credo..! Come te alla fine. Che non mi hai mai dato una spiegazione a niente. Ed io penso che avresti dovuto.

Penso che me lo avresti dovuto. Insomma credo che dopo tutto meritavo un perché. Perché non c'eri ai miei compleanni, perché non sei mai venuto a prendermi a scuola? Perchè? Sai a volte quando suonava la campanella mi ricordavo la tua promessa: Un giorno papà ti viene a prendere a scuola.. e allora la campanella suonava, la speranza si accendeva. Sognavo ad occhi aperti. Ti vedevo sorridente all’uscita. In prima fila. Ad aspettarmi. Ad aspettare me. Ero così contenta. Speravo sempre che potevi esserci davvero. Che mantenevi la tua promessa. Ma così non è mai stato. 

Non c'eri quando ho fatto la comunione, non mi hai visto studiare per la maturità. Non mi hai mai sgridato perché sono tornata tardi. Non c’eri mai a Natale. Non hai mai brindato con me a capodanno. E non hai mai visto uno dei miei saggi di danza…mai. Ma non devi preoccuparti per tutto questo. Mamma c'è sempre stata, ha fatto tutto quello che poteva, e devo dire che c'è riuscita bene. Non credo che sia stato facile fare la mamma e il papà insieme. A volte non è facile fare un genitore solo..pensa due. Davvero brava la mia Mamma.

Ma nonostante questo, beh si, un po’ mi sei mancato. Ed è strano, sentire la mancanza di chi non c'è mai stato. Ho vaghi ricordi di te. Che poi, tu, nemmeno ci sei in questi ricordi. Sono ricordi che parlano di te. Per esempio mi ricordo quando sei andato via..ti cercavo. Mamma per tranquillizzarmi mi diceva che eri a lavorare su una gru. Che strana idea. Una gru Gialla. Davanti casa. Allora mi affacciavo dal balcone, facendomi prendere in braccio da mamma perché non ci arrivavo da sola. E Urlavo. Urlavo a più a non posso…“Ciao papà”. Speravo che mi sentivi. Speravo di ricordarti che ero li. Che ti stavo aspettando. Non mi ero scordata papà. Ma ovviamente non mi hai mai sentito. Perché non era vero che eri li. E mi rivedo. Mi rivedo e mi faccio tanta tenerezza. No pena. Tenerezza.

Dopo qualche anno mi hanno iniziato a dire che eri andato in America…ma io non sapevo neanche quanto fosse distante. Dov’era l’America? Un giorno mi hanno regalato un mappamondo. E l’ho vista. L’America. Era grande. Dov’eri tu di preciso? L’ho chiesto a Mamma. Lei mi ha indicato un punto. A caso ovviamente. Ed io sono andata a letto così contenta. Perché finalmente mi era chiaro dove stavi. Finalmente sapevo dove stava il mio papà. Ero così felice quella sera sai? Potrei ancora dirti qual è il punto che mi era stato indicato…perché lo ricordo ancora.

Il 6 gennaio del ‘96, la befana, finalmente eri tornato. E sono venuta da te, in quel grande cantiere dove costruivi le case. Si…mi avevano detto così. Quando sono entrata ti cercavo..c’era Camilla con me. Mia sorella. Camminavamo in un corridoio..era pieno di gente. Ed io fissavo ogni volto per cercare di riconoscerti. Non sapevo come eri fatto…perché anche allora non avevo una tua foto. Chiedevo a Camilla “è lui???”…ma non eri mai tu. Ti cercavo, il cuore mi batteva fortissimo. Poi finalmente mi ha indicato un uomo. Eri di spalle. Con il tuo zuccotto blu. Ti sei girato, mi hai guardato. Mi hai sorriso subito. Ti brillavano gli occhi…me lo ricordo bene. Tu mi hai riconosciuto subito anche se c’erano tanti bambini…tu sapevi chi ero. Erano passati 5 anni..e tu mi hai riconosciuto ugualmente. Infondo ti somiglio. Ho i tuoi stessi capelli, la tua stessa bocca, il tuo stesso sorriso.

Spesso ho provato a dimenticarti..e a volte ho pensato anche di esserci riuscita. Beh te lo puoi immaginare, ogni tanto ce l’ho con te. Ogni tanto mi chiedo perché papà? Perché non ci sei nemmeno ora? Perché? Ma poi, come questa sera, succede che un po’ mi manchi. Che un po’ lo sento che dentro di me c’è quel vuoto. Quel vuoto che non potrò mai riempire. Perché è il tuo posto. Vuoto. Ma è il tuo. Lo sarà sempre credo. Se un giorni volessi papà, se un giorno volessi riempirlo, in qualsiasi modo, io ti perdonerei tutto. Anche i balletti di danza! Anche l’America.

Buonanotte papà...ovunque sei, buonanotte.