SALERNO, ALZATA DEL PANNO DI SAN MATTEO: FOLLA DI FEDELI IN CATTEDRALE

L’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno affida 5 Intenzioni all’Intercessione del Santo Patrono e annuncia i primi appuntamenti dedicati all’Apostolo Matteo. S.E. Monsignor Bellandi sulle Beatitudini: “Rifiutare i compromessi e andare per la strada di Gesù Cristo”
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L’Arcivescovo S.E. Bellandi ha fornito anche delle prime indicazioni riguardo gli appuntamenti in prossimità della festa Patronale. L’Arcivescovo di Salerno- Campagna - Acerno, in particolare, ha annunciato per domenica 17 settembre, alle ore 18.45, l’immissione ufficiale del nuovo Parroco della Cattedrale, Don Felice Moliterno. A seguire, lunedì 18 e martedì 19 settembre, le Sante Messe alle ore 19 che saranno presiedute rispettivamente dal Vescovo di Nocera-Sarno S.E. Monsignor Giuseppe Giudice e dal nuovo Vescovo di Vallo della Lucania, S.E. Monsignor Vincenzo Calvosa. Mercoledì, 20 settembre, sempre alle 19, si terranno i primi Vespri Solenni presieduti dall’Arcivescovo S.E. Monsignor Bellandi, alla presenza dei Superiori e degli alunni del Seminario Metropolitano Giovanni Paolo II.

La Messa Pontificale, in occasione della Solennità di San Matteo Apostolo, il 21 settembre, sarà celebrata, alle ore 10.30, dal Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della CEI. Alle ore 18, quindi, si terrà la tradizionale Processione per le vie del centro, su cui verranno fornite prossimamente informazioni precise.

Nella serata di mercoledì 20, vigilia della Solennità, presso il Teatro Verdi di Salerno alle ore 21, si terrà la prima rappresentazione dell’Oratorio Sacro Matteo, Apostolo di Cristo, con testi di Don Emanuele Andaloro e musiche di Monsignor Marco Frisina, unitamente alla Direzione artistica da Remo Grimaldi. Interverranno il Coro della Diocesi di Salerno e l’Orchestra Filarmonica Campana. La partecipazione sarà libera, con prenotazione”, ha fatto sapere l’Arcivescovo S.E. Monsignor Andrea Bellandi. 

Tale rappresentazione è stata pensata come un dono del Coro della Diocesi di Salerno per diffondere la storia del nostro amato Patrono: un notevole prodotto per introdurre vicini e lontani alla riscoperta della presenza di Dio tra gli uomini.

Inoltre, S.E. Monsignor Bellandi si è soffermato sulle Beatitudini che “contengono la carta d’identità del cristiano - questa è la nostra carta d’identità -, perché delineano il volto di Gesù stesso, il suo stile di vita. Gesù, vedendo le folle che lo seguono, sale sul dolce pendio che circonda il lago di Galilea, si mette a sedere e, rivolgendosi ai discepoli, annuncia le Beatitudini. Dunque, il messaggio è indirizzato ai discepoli, ma all’orizzonte ci sono le folle, cioè tutta l’umanità. È un messaggio per tutta l’umanità. Inoltre, il monte rimanda al Sinai, dove Dio diede a Mosè i Comandamenti. Gesù inizia a insegnare una nuova legge: essere poveri, essere miti, essere misericordiosi… Questi nuovi comandamenti sono molto più che delle norme. Infatti, Gesù non impone niente, ma svela la via della felicità – la sua via – ripetendo nove volte la parola beati, compresa l’ultima beatitudine, rivolta espressamente ai suoi”.

Il motivo della beatitudine non è la situazione attuale ma la nuova condizione che i beati ricevono in dono da Dio: perché di essi è il regno dei cieli, perché saranno consolati, perché erediteranno la terra, e così via. – incalza l’Arcivescovo - Ma cosa vuol dire la parola beato? Il termine originale non indica uno che vive tranquillo, senza difficoltà, ma è una persona che è in una condizione di grazia, che progredisce nella grazia di Dio e che progredisce sulla strada di Dio: la pazienza, la povertà, il servizio agli altri, la consolazione.  Coloro che progrediscono in queste cose, sono felici e saranno beati. Dio, per donarsi a noi, sceglie spesso delle strade impensabili, magari quelle dei nostri limiti, delle nostre lacrime, delle nostre sconfitte. È la gioia pasquale, quella che porta le stimmate, ma è viva, ha attraversato la morte e ha fatto esperienza della potenza di Dio. Le Beatitudini portano alla gioia, sempre: sono la strada per raggiungere la gioia”.

Infine, S.E. Bellandi richiama il commento di Papa Francesco: “Il sentiero delle Beatitudini è un cammino pasquale che conduce da una vita secondo il mondo a quella secondo Dio, da un’esistenza guidata dalla carne – cioè dall’egoismo – a quella guidata dallo Spirito. Il mondo, con i suoi idoli, i suoi compromessi e le sue priorità, non può approvare questo tipo di esistenza. Le strutture di peccato, spesso prodotte dalla mentalità umana, così estranee come sono allo Spirito di verità che il mondo non può ricevere (cfr Gv 14,17), non possono che rifiutare la povertà o la mitezza o la purezza e dichiarare la vita secondo il Vangelo come un errore e un problema, quindi come qualcosa da emarginare. Così pensa il mondo…”.

E aggiunge che “dobbiamo stare attenti anche a non leggere questa beatitudine in chiave vittimistica, auto- commiserativa. Infatti, non sempre il disprezzo degli uomini è sinonimo di persecuzione: proprio poco dopo, Gesù dice che i cristiani sono il sale della terra, e mette in guardia dal pericolo di perdere il sapore, altrimenti il sale a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente (Mt 5,13). Dunque, c’è anche un disprezzo che è colpa nostra, quando perdiamo il sapore di Cristo e del Vangelo. I compromessi con il mondo sono il pericolo: il cristiano è sempre tentato di fare dei compromessi con il mondo, con lo spirito del mondo. Rifiutare i compromessi e andare per la strada di Gesù Cristo – è la vita del Regno dei cieli, la più grande gioia, la vera letizia. (…) Non scoraggiamoci quando una vita coerente col Vangelo attira le persecuzioni della gente: c’è lo Spirito che ci sostiene, in questa strada”, ha concluso S.E. Monsignor Bellandi.