SALERNO, DISTRETTO SANITARIO DI SALA CONSILINA, LA CISL PROVINCIALE CONTRARIA AL TRASFERIMENTO

Il segretario generale Matteo Buono: "Con questa decisione saranno penalizzati soltanto i cittadini".
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"La struttura del Distretto Sanitario di Sala Consilina si frammenta penalizzando l’utenza, aggravando i costi a carico dei cittadini della stragrande maggioranza dell’area, che da una posizione baricentrica dovranno spostarsi per decine di chilometri in posizione decentrata da Sala Consilina a Sant’Arsenio".

Così Matteo Buono, segretario generale della Cisl Salerno, ha commentato l'avvio delle procedure per trasferire il Distretto Sanitario a Sant'Arsenio.

"La Cisl salernitana si oppone a logiche di mero campanilismo, privilegiando la scelta della sanità si razionale ma vicina alle esigenze di salute e di tasca dei cittadini e si appella alla coerenza e buon senso di tutti i sindaci del territorio sempre più devastato e spogliato dalla presenza di servizi ed Istituzioni", ha ribadito Buono.

"Da edifici ospitanti le strutture sanitarie a norma a edifici precari,il cui stato di abbandono è testimoniato e rilevabile da chiunque dai permanenti transennamenti per Il pericolo di crollo di cornicioni e strutture sporgenti,evento già di per se grave per una azienda che controlla gli altri e non se stessa ,con specifiche e sopite responsabilità degli amministratori. Sono sottili ma evidenti le ragioni partitico-politiche a fondamento di tali scelte celate da ipotetici risparmi che non si concretizzano ad esempio per la alimentazione ancora a gasolio dell’impianto obsoleto del plesso di Sant’Arsenio. Rifiutate immotivatamente tutte le offerte formali dell’ottobre 2013 e del gennaio scorso, provenienti dalla amministrazione comunale di Sala Consilina che si è offerta più volte di accollarsi Il costo della locazione e di offrire gratuitamente una pluralità di locali comunali evidenziando palesemente la discriminazione, di matrice politico partitica del management della Asl Salerno che in altre aree della provincia paga locazioni, addirittura per locali già dismessi danneggiando scientificamente la popolazione del Vallo di Diano già provata duramente dalla crisi economica".