ANCE SALERNO, EDILIZIA IN PIENA CRISI, LE PICCOLE IMPRESE NON RIPARTONO

Presentata questa mattina in ANCE l’Analisi qualitativa su base semestrale delle dinamiche del settore edile in provincia di Salerno
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È stata presentata questa mattina in ANCEl’Analisi Qualitativa su base semestrale delle dinamiche del settore edile in provincia di Salerno riferita al I e al II semestre 2014, che il Centro Studi di ANCE Salerno svolge da oltre un anno, per analizzare e descrivere scientificamente la percezione che gli imprenditori dell’edilizia hanno rispetto alle problematiche affrontate quotidianamente ed alle previsioni relative ai prossimi sei mesi.

Lo studio si è avvalso del supporto scientifico del Prof. Pasquale Persico (Ordinario di Economia Politica all’Università degli Studi di Salerno), del Prof. Paolo Coccorese (Ordinario di Economia Politica all’Università degli Studi di Salerno) e del direttore del Centro Studi ANCE Salerno Ernesto Pappalardo.

Dall’analisi è emerso un quadro di difficoltà persistente soprattutto per le imprese di più piccole dimensioni, quelle che non raggiungono un fatturato annuo di 5 milioni di euro, che rappresentano il 70% delle aziende attive impiegando circa il 75% della forza lavoro. Torna in terreno negativo il sentiment sulle aspettative di breve periodo, e permane una forte criticità e sfiducia sulle tematiche legate alla burocrazia e all’accesso al credito. Si riduce il rischio usura, segnatamente per le imprese di più grandi dimensioni.

"Il problema – ha dichiarato il presidente dell’ANCE Salerno, Antonio Lombardinon è accertare responsabilità, del resto già ampiamente chiare, che hanno il colore di tutta la politica di larga parte della filiera istituzionale di questa regione. Il problema vero è che le imprese del settore edile si trovano nel mezzo di una tempesta che non accenna a passare perché nessuno, e meno che mai banche e istituzioni, intende realmente stendere una rete di emergenza. A settembre chiederemo ufficialmente e pubblicamente a tutte le deputazioni politiche salernitane, ad ogni livello istituzionale,  un impegno incisivo, efficace e concreto per accelerare la tempistica decisionale e l’utilizzo delle risorse, europee ma non solo, pure disponibili e affatto trascurabili".

"La nostra Associazione – ha aggiunto ancora il presidente Lombardi - non vuole svolgere un ruolo sterilmente conflittuale, ma propositivo, aggregativo e costruttivo, di agente di sviluppo territoriale. Nel 2013 abbiamo perso 980 imprese, quasi il 40% di quelle attive, e 8.000 posti di lavoro in appena diciotto mesi. In questo contesto le previsioni non sono improntate ad un cambiamento di tipo migliorativo. Due le questioni molto concrete da mettere subito sul tavolo: la carenza di investimenti pubblici, tornati ormai ai livelli del 1967, e la riattivazione di relazioni banche-imprese in un clima meno restrittivo. Due macigni che se non saranno rimossi o almeno smussati in qualche modo in breve tempo, rischiano di far precipitare ancora più a fondo il sistema economico provinciale e regionale"

Lo scenario previsionale (2° Semestre 2014)

Lo scenario per il secondo semestre del 2014 del comparto delle costruzioni si conferma difficile soprattutto per le imprese con un fatturato inferiore a 5 milioni di euro, il segmento maggiormente rappresentativo del settore in provincia di Salerno. Dopo avere previsto un primo semestre 2014 nettamente migliore rispetto al secondo semestre 2013, il sentiment espresso per i secondi sei mesi dell’anno in corso ritorna ai valori negativi dei primi mesi del 2013. Un’inversione di tendenza che conferma il grave disagio dei piccoli imprenditori edili stretti nella morsa della mancata attivazione di nuovi investimenti pubblici, nella fragile ripartenza del mercato immobiliare e nella persistente restrizione del merito creditizio. In questa fascia di fatturato il campione intervistato fa registrare un indice previsionale per i prossimi sei mesi in territorio negativo per produzione (-42,65); fatturato (-42,65); ordini e contratti (-29,41); occupazione (-39,71). Questo gruppo di imprese segnala inoltre l’aumento del costo del lavoro (11,76); delle materie prime (22,06); delle spese dirette di cantiere (17,65) e delle spese generali (16,18).

Va evidenziato che il panorama previsionale cambia totalmente se si analizzano le risposte delle imprese comprese nelle fasce di fatturato tra 5 e 20 milioni e oltre i 20 milioni. Bisogna, però, tenere conto che complessivamente le aziende appartenenti a questi due sottoinsiemi incidono sul campione della ricerca soltanto per il 30%.

Nella fascia di imprese che fatturano tra i 5 e i 20 milioni ritornano in campo positivo le previsioni inerenti il secondo semestre 2014 – sebbene non ai livelli dei trend individuati per il secondo semestre 2013 – per gli indicatori di: produzione (33,33); fatturato (33,33); ordini e contratti (33,33); occupazione (22,22). Queste stesse imprese indicano, inoltre, una riduzione di: costo del lavoro (-7,41); costo delle materie prime (-18,52); spese dirette di cantiere (-7,41); spese generali (-11,11).

Se andiamo, poi, a verificare le risposte del 5% del campione intervistato – le imprese con un fatturato superiore ai 20 milioni – si configurano valori in campo positivo che superano anche l’indice inerente il secondo semestre 2013: produzione, fatturato, ordini e contratti fanno segnare il valore-indice di 60; in netta ripresa anche l’occupazione con il valore 40.

È del tutto evidente che la fase recessiva è ancora in atto e colpisce principalmente le imprese di dimensioni piccole che risentono maggiormente della fase di contrazione sia degli appalti pubblici che del mercato residenziale privato. Nelle fasce di fatturato superiore ai cinque milioni - che hanno un’incidenza complessiva sulla filiera edile in termini numerici molto ridotta – sembra protrarsi, tra l’altro, l’effetto/trascinamento del portafoglio/commesse consolidato negli anni scorsi e, comunque, non immune dai ritardati pagamenti delle P.A. o dai riflessi negativi derivanti dalle lentezze procedurali sul versante burocratico/amministrativo.

Andamento 1° semestre 2014.

La fotografia dei primi sei mesi dell’anno in corso evidenzia - analizzando il campione nel suo complesso - indicatori in campo negativo in maniera estremamente estesa: la produzione è in diminuzione per il 47% del campione intervistato; il fatturato è in calo per il 38%; gli ordini e i contratti si contraggono per il 38%; l’occupazione scende per il 29% ed è stazionaria per il 65%; il costo del lavoro aumenta per il 14% ed è stazionario per il 76%; il costo delle materie prime è in aumento per il 22% ed è stazionario per il 73%; le spese dirette di cantiere sono in crescita per il 19% e stazionarie per il 74%; le spese generali lievitano per il 30% e sono stazionarie per il 68%.

Le previsioni per il 2° semestre 2014.

La produzione risulta in diminuzione per il 39% e stazionaria per il 39%; il fatturato è in diminuzione per il 40% e stazionario per il 37%; gli ordini e i contratti calano per il 33% e sono stazionari per il 42%; l’occupazione si contrae per il 35% ed  è stazionaria per il 49%; il costo del lavoro aumenta per il 13% ed stazionario per l’80%; il costo delle materie prime aumenta per il 19% ed è stazionario per il 72%; le spese dirette di cantiere aumentano per il 18% e sono stazionarie per il 74%; crescono anche le spese generali per il 15% (stazionarie per il 78%).

I principali problemi nella quotidianità delle imprese.

La difficoltà di accesso al credito continua a rappresentare il principale problema delle imprese edili (il 51% del campione intervistato è totalmente d’accordo, il 29% è abbastanza d’accordo), con particolare prevalenza di tale convincimento tra i titolari di aziende comprese nelle fasce fino a 5 milioni di euro di fatturato e tra 5 e 20 milioni di euro di fatturato. Il secondo grande problema è rappresentato dalla lentezza della macchina amministrativa (42% totalmente d’accordo, 47% abbastanza d’accordo). Seguono, poi, altre criticità: mancanza di un disegno generale di sviluppo economico provinciale/regionale; scarsa responsabilità/incompetenza dei quadri dirigenziali delle P.A; riduzione/carenza degli investimenti pubblici; costi elevati di materie prime, servizi e utenze.

Qualità percepita di alcuni fattori del territorio di residenza.

Il tenore di vita in provincia di Salerno è ritenuto complessivamente in campo positivo per l’80% del campione intervistato: ottimo per il 7%, buono per il 25%, accettabile per il 48%, mentre è scarso per il 17% e pessimo per il 3%. In campo positivo anche le valutazioni sulla qualità dell’ambiente e della salute: accettabile per il 62%, buono per il 19% e ottimo per il 2%. Valutazione sempre in campo positivo per l’ordine pubblico e la sicurezza: accettabile per il 55%, buono per il 13% e ottimo per l’1%, mentre risulta scarso per il 26% e pessimo per il 5%. Seguono poi le valutazioni sempre prevalentemente in campo positivo per le attività dedicate al tempo libero: accettabili per il 45%, buone per l’8% e ottime per l’1%. A prevalere nei giudizi negativi sono le risposte (53%) relative all’ambito “Affari e Lavoro”, che in ogni caso registra un 47% in territorio positivo. Va notato, comunque, che le valutazioni più positive sono state espresse quasi sempre dai rappresentanti delle imprese con oltre 20 milioni di fatturato.

Focus credito.   

La qualità delle relazioni tra le imprese e il sistema bancario nel complesso è percepita dal 59% del campione come soddisfacente, ma con un significativo 41% (37% poco soddisfacente; 4% per nulla soddisfacente) che esprime un giudizio non lusinghiero. Negli ultimi 12 mesi le aziende segnalano principalmente la variazione della quantità di credito erogato (39%); la richiesta di maggiori garanzie (15%); la variazione del tasso di interesse sui finanziamenti (10%); la richiesta di rientro su prestiti già concessi (9%). Solo per il 27% del campione intervistato non si sono verificati cambiamenti. Per quanto concerne la richiesta di piani di ristrutturazione del debito, soltanto il 32% del campione ha avanzato tale proposta agli istituti di credito e per il 24% la risposta è stata negativa. Lascia riflettere che ben il 68% del campione non ha mai pensato di procedere ad un tale tipo di operazione di riassetto finanziario.

Indice di soddisfazione.

Il Centro Studi Ance Salerno ha elaborato l’indice di soddisfazione inerente le relazioni tra imprese edili e circuito del credito, individuando le tipologie di istituti bancari: banche di grandi dimensioni; banche di medie dimensioni; banche locali; banche on-line; Bancoposta. In una scala di valori da 1 (per nulla soddisfatto) a 4 (molto soddisfatto) il valore medio è risultato pari a 2,6. I clienti maggiormente soddisfatti (indice 3,0) sono riferibili alle banche on-line, ma va precisato che si tratta di una percentuale minimale del campione. Seguono i clienti delle banche di medie dimensioni (2,7); quelli delle banche di grandi dimensioni (2,6); gli utenti delle banche locali (2,5); i clienti di Bancoposta (2,2).

Il rischio usura in provincia di Salerno.

Continua a diminuire la percentuale complessiva del campione (66%) convinta che la restrizione del merito del credito alimenti il rischio usura in provincia di Salerno. Si conferma, però, che tale rischio è maggiormente avvertito dalle imprese con un fatturato inferiore ai 5 milioni di euro (totalmente d’accordo: 39,7%; abbastanza d’accordo: 36,8%). Sempre consistente il livello di rischio percepito anche tra le imprese con un fatturato tra 5 e 20 milioni di euro (totalmente d’accordo: 14,8%; abbastanza d’accordo: 33,3%). Tra le imprese con un fatturato superiore ai 20 milioni di euro solo il 20% è abbastanza d’accordo nel valutare concreto tale tipo di rischio. La percentuale del 66% del campione è inferiore di circa 20 punti a quella registrata nella rilevazione del 1° semestre 2013, mentre risulta in contrazione di 7 punti percentuali rispetto al trend elaborato nel 2° semestre 2013. È abbastanza plausibile che la diminuzione della percezione del rischio vada di pari passo con il calo della domanda di credito e con la compressione degli investimenti privati.