9 OTTOBRE 1963-9 OTTOBRE 2013, 50 ANNI DALLA FRANA DEL VAJONT

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Nella notte del 9 ottobre 1963 una frana veloce invase il lago artificiale sul Vajont causando la fuoriuscita catastrofica di milioni di metri cubi di acqua che devastarono la valle del Vajont stesso e quella del Piave provocando circa 2000 vittime. Riportando alcuni passi di articoli dei mass media si capiscono molte cose: “La frana presente sul monte Toc e poi innescatasi nella notte del 9 ottobre 1963 era stata quindi ampiamente individuata già dall'estate del 1959… è oggettivamente poco credibile ritenere che gli specialisti non avessero chiara l'evidenza che il movimento franoso interessasse in blocco una massa di grande spessore (profondità) e quindi di enorme volume”.

Quindi si era a conoscenza della possibilità che franasse parte del Monte Toc, ma non si conosceva il "momento esatto" nel quale la frana si sarebbe effettivamente messa in movimento e, solo in parte, quali sarebbero stati gli eventi scatenanti. Illustri professionisti dissero che la frana non c’era o che non era pericolosa; altri ravvisarono il pericolo. I rappresentanti delle istituzioni che avevano il potere di decidere portarono avanti le prove d’invaso fino alla tragedia. In pratica, non difesero ambiente e sicurezza dei cittadini, ma si misero, in buona fede, con superficialità, in mala fede o incompetenza, al servizio delle lobby che guadagnavano con la vendita dell'invaso all'Enel!

In occasione del 50 anniversario della strage annunciata del Vajont, Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, aprendo la Conferenza ha detto, circa la tragedia: "Tuttavia ci fu chi, scienziato illuminato, capi' in tempo e allerto', ma allerto' chi non volle sentire. Non siamo stati soli infatti nell'incredibile susseguirsi di errori che portarono alla catastrofe - ha proseguito Graziano - ma in compagnia di ingegneri e tecnici che sbagliarono modelli, che non seppero capire e soprattutto che non ebbero la forza ed il coraggio di fermare tutto quando era ancora possibile. Ed in compagnia di funzionari pubblici che non controllarono, che approvarono progetto e varianti, una dopo l'altra, senza porsi molte domande, senza richiedere un minimo di verifiche, che non diedero ascolto a quegli altri geologi che avevano capito e che, come detto, allertarono chi preferi' non far sapere. ''La tragedia del Vajont e' figlia di omissioni e di superficialita' - ha concluso Graziano - di chi avrebbe potuto mettere a diposizione importanti elementi tecnici di valutazione e non lo ha fatto e di Organismi tecnici dello Stato che colpevolmente non hanno garantito lo Stato, non hanno garantito cioe' i suoi cittadini. Per tutti i geologi, per tutti gli studenti e per le future generazioni di professionisti il Vajont e' stato un punto di partenza, ma soprattutto e' stato un monito: mettere la scienza, la ricerca e la professione a servizio del Paese''.

Oggi il Presidente del senato, senatore Grasso, per la prima volta porgerà, alle popolazioni colpite dal tragico disastro, le scuse dei rappresentanti pro tempore dello Stato.