LE SCOSSE SISMICHE DI IERI NEL GOLFO DI POLICASTRO TUTTE A BASSA MAGNITUDO

Qualche domanda all'esperto, il prof. Franco Ortolani, facoltà di Scienze della Terra presso l'Università Federico II di Napoli
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Ieri, 29 giugno 2014, tra le 5 e le 6 del mattino si sono verificati tre eventi sismici nel Golfo di Policastro rilevati da INGV con profondità ipocentrale variabile da 8 a 9 km e magnitudo variabile da 2,8 a 3,3. Nel Golfo di Policastro si sono verificati già altri eventi di limitata magnitudo come quelli registrati recentemente e negli anni scorsi nel Cilento costiero tra Vallo della Lucania e Capaccio. Tutti questi eventi, come più volte abbiamo scritto, sono da attribuire ad una instabilità tettonica residua del sottosuolo che, come tutta la catena appenninica, è stato interessato da notevoli spostamenti verticali nelle ultime centinaia di migliaia di anni.

Abbiamo chiesto al prof. Ortolani, Ordinario di geologia presso l'Università Federico II di Napoli, delucidazioni in merito a questi sismi a bassa magnitudo:

"Si tratta di una sismicità di bassa magnitudo, che possiamo definire indotta dalle deformazioni attive che attualmente interessano la parte centrale della catena appenninica, che testimonia la complessiva stabilità tettonica del Cilento. Quest’area, infatti, non è caratterizzata da faglie crostali attive in grado di causare sismi di elevata magnitudo".

Viene spontanea la domanda: "Ma come mai questi eventi di bassa magnitudo nel Cilento?":

"Come già detto, la zona crostale molto instabile tettonicamente, dove gli spostamenti relativi tra Africa ed Europa causano i principali accumuli di "energia tettonica" che periodicamente provocano sismi anche di elevata magnitudo come quelli del 1857, 1561 e 1980, si trova alcune decine di chilometri ad ovest del Cilento tra Lagonegro, l'alta val d'Agri e la valle del torrente Pergola, l'alta valle del Sele e dell'Ofanto. Si ricorda che nell'alta val d'Agri da anni stanno avvenendo le estrazioni di idrocarburi e anche reiniezione di fluidi di scarto ad alta pressione nel sottosuolo interessato dalle faglie attive sismogenetiche il che non contribuisce alla stabilità tettonica del sottosuolo. La fascia costiera della catena cilentana e del Golfo di Policastro confina verso est con la crosta maggiormente sollecitata tettonicamente (area epicentrale del sisma del 1857) dove recentemente non sono registrati eventi sismici di bassa magnitudo".

Cosa può significare questo?

"Certamente è da escludere che le deformazioni crostali siano terminate in quanto Africa ed Europa continuano a muoversi relativamente. Sono circa 150 anni che non si verificano forti sismi nell'area degli epicentri del 1561 e 1857, quindi nella crosta instabile ci sarà "energia tettonica" già accumulata. La modesta "agitazione" crostale del Cilento e del Golfo di Policastro può rappresentare la ricerca di una maggiore stabilità locale che causa eventi di bassa magnitudo, indipendentemente dalla zona centrale appenninica ad elevato rischio sismico. Oppure la contenuta "agitazione" della crosta del Cilento può essere connessa alla più spinta deformazione, fino ad ora quasi asismica, della zona centrale appenninica ad elevato rischio sismico. In quest'ultima ipotesi va attentamente monitorato il territorio già epicentro di disastrosi eventi sismici".