POMPEI, ELEZIONI AMMINISTRATIVE: INTERVENTO DEL CANDIDATO SINDACO GIUSEPPE ALVITI LEADER DEL MOVIMENTO PER LA LEGALITA'

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L'intervento di oggi, tenuto dal Candidato Sindaco per Pompei Giuseppe Alviti, leader del Movimento per la legalita’, oltre ad avanzare alcune interessanti obiezioni metodologiche intorno alla logica che struttura questa politica arrogante del qualunquismo suggerisce, anche, l'urgenza (siamo alla vigilia di elezioni comunali cruciali per l'avvenire di Pompei) di trovare nuovi modi di organizzare lo sviluppo culturale, civile ed economico della nostra collettività.

L'intervento di Giuseppe Alviti diventa, così, anche una bella occasione per ribadire e per rilanciare l'idea, già avanzata de "La nuova politica", che la città si costruisce a partire dalla sua cura e non più dal discorso politico dell'ideologia laicista. Un'ideologia che, per quasi un decennio, attraverso la pianificazione dirigistica e totalitaria del territorio, la devastazione ambientale e l'omologazione delle identità culturali nel partito unico del consociativismo e dell'affarismo ha diviso la città tra un centro storico mummificato e una periferia selvaggia, sempre più abbandonata a se stessa.

"Come, allora, avere cura della città anziché governare, pianificare o padroneggiare le cose e i cittadini? Come già abbiamo avuto modo di spiegare nell'avere cura della città comporta, anzitutto, amare la propria città e amare la propria città significa sentirsi impegnati a farla crescere, a migliorarla e a portare a qualità le sue proprietà e le sue virtù civiche. Ma avere cura della città significa anche inventare nuovi dispositivi sociali di accoglienza, di cooperazione e di scambio economico; significa, inoltre, non cancellare la memoria ma costruire, restaurare, innovare, mantenere e ripristinare le sue istituzioni, i suoi monumenti, la sua storia e la sua cultura. Solo con queste proprietà si può restituire alla città quel capitale culturale che ci è stato tramandato e consentire ai cittadini una vita di qualità.

Oggi, infatti, non mi basta più criticare il potere perché nei miei anni di lavoro trascorsi ho acquisito quell'esperienza politica necessaria per essere messa a frutto nelle nostre istituzioni cittadine. Per me è giunto dunque il momento o di stare zitto o di fare delle cose. E questo lo dico perché in Italia siamo specialisti nel trovare la cosiddetta "terza via" che, in verità, è il modo più sbrigativo per sopravvivere politicamente. Agli antipodi da questa impostazione compromissoria del potere, io penso che il modo di amministrare la cosa pubblica proceda dalla assunzione diretta della propria responsabilità, passi attraverso l'elaborazione teorica e, al termine di questo tragitto, approdi al fare. Mi spiego meglio: se io, per esempio, fossi l'assessore ai lavori pubblici non perderei tempo a filosofeggiare intorno ai passaggi a livello che, com'è universalmente risaputo creano grossi guai alla circolazione e all'ambiente, ma avrei la possibilità di intervenire cercando di risolvere il problema senza tante chiacchiere. E se poi, a partire dal decentramento e dal cablaggio del territorio, reputassi importante per lo sviluppo della nostra collettività la costruzione della "Grande POMPEI" ebbene, allora, metterei in atto questo mio progetto e lo attuerei senza perdermi in discorsi inutili.

Ciò che voglio dire è che se si ama veramente la città in cui CI SI CANDIDA A PRIMO CITTADINO bisogna avere il coraggio di assumersi delle responsabilità e mettersi in gioco; per raggiungere il potere non è poi necessario trovare una lobby economica ma dialogare con i bacini elettorali, elaborare un programma e prendere i voti. Questo, a mio avviso, è il percorso di autenticazione di una formazione politica che abbia ben chiara la sua missione. E' amaro ammetterlo ma, come spesso avviene, ciò che manca sono delle persone coraggiose che sappiano assumersi sia delle responsabilità etiche che dei rischi pragmatici".