ALIBERTI NON CONOSCEVA I RIDOSSO. GLI ACCUSATORI DIVENTANO ACCUSATI.

E l'accordo politico-mafioso' Chi ha dato mandato di incendiare il camper dell'ex sindaco'
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La relazione tecnica sulla messaggistica rinvenuta nel computer e nel telefonino di Andrea Ridosso, l’uomo ritenuto dalla Procura ‘elemento chiave’ dell’indagine ‘Sarastra’, arriva come un fulmine a ciel sereno a fine ottobre (pur essendo stata depositata in Procura a febbraio 2016), quando ormai le indagini sono più che concluse. Un vaso di Pandora, che ha portato alla luce le conversazioni più che significative tra i due fratelli Ridosso, Andrea e Luigi. Perché sono così importanti questi messaggi? Facile intuirlo. Il contenuto non da adito a dubbi e interrogativi. “Mmm fors non hai capit che chist è nu tip stran”, Andrea si rivolge a suo fratello, poichè è intenzionato ad incontrare il Sindaco, che però sembra non ‘cogliere’ la sua richiesta di appuntamento. E ancora Luigi “Andre ci deve diventare amico, noi vediamo se ci da la possibilità altrimenti agiamo diversamente”. Aliberti, dopo varie insistenze risponde e rinvia l’appuntamento alla settimana successiva. Andrea dunque tira le somme “Gli ho fatto capire che lo voglio parlare è ritt a summan prossim quindi nn m vo esser amic”. C’è poco da interpretare in questo breve scambio di battute, ma soprattutto è lecito chiedersi, a questo punto, dove sia collocato l’accordo politico-mafioso se la messaggistica in questione è avvenuta successivamente alla campagna elettorale e chiaramente evidenzia una reticenza del primo cittadino ad incontrare Andrea Ridosso. Quest’ultimo, come dichiara anche il pentito Alfonso Loreto, non è altro che un ragazzo con la passione per la politica, fuori dai giochi della camorra, ma limitato nel suo agire dal cosiddetto ‘muro del pregiudizio’, quello stesso muro che Andrea cita nelle lettere a sua firma, rinvenute nel suo computer e che avrebbe voluto consegnare ad Aliberti. Lettere, mai arrivate a destinazione. Un muro che si contrappone tra Aliberti e il suo cognome scomodo. Un pregiudizio duro da vincere, nonostante un viso pulito e una laurea conseguita a pieni voti. Questa è una fotografia. Poi c’è un’altra storia. Quella delle denunce, delle dichiarazioni e delle testimonianze di una pletora di nemici e avversari politici, che hanno accusato Aliberti di essere a capo di un’associazione a delinquere, di essere addirittura il mandante di bombe a quello o a quell’altro avversario politico. La domanda è ancora una volta lecita. Dinnanzi al puzzle dei messaggi, a quell’incastro seppur tardivo, ma chiaro e lineare sui rapporti tra Aliberti e il clan, che valore hanno le dichiarazioni dell’opposizione? Ma soprattutto, alla luce della sentenza di Cassazione del 23 Gennaio, in cui si deciderà sulla richiesta di misura cautelare per l’ex sindaco di Scafati, in presenza di questi elementi fuori indagine, in questo scenario apocalittico dove gli accusanti (almeno dalle ultime notizie) diventano accusati, una cosa non è chiara: chi aveva dato mandato di incendiare il camper del Sindaco Aliberti? E’ possibile che si celino proprio lì, in quella vicenda, i veri protagonisti di quel paradiso fiscale, che l’inchiesta denominata ‘Sarastra’, vuole rappresentare?