IL DIPARTIMENTO PARI OPPORTUNITA' UDC A FAVORE DELLE DONNE

Dati sconvolgenti sulla violenza alle donne
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"Saana, Hina, Vjosa, Paola, Sara, Meredith, Saima, Barbara, Simonetta, Chiara??., bellissimi nomi di donne, espressioni di vite diverse e lontane tra loro eppure accomunate da un unico denominatore: la follia omicida e violenta di chi ha tolto loro la vita! A questi fatti estremi di cronaca, simbolo di una verità crudele ed odiosa, si aggiunge l?esercito silente di tutte quelle che per paura, per vergogna, per mancanza di sostegno, sopportano, quotidianamente, ogni tipo di sopruso, violenza fisica e psicologica. Restano vive, ma il loro è solo un diverso modo di morire, dove l?anima, la volontà e la dignità, lentamente, si annientano e si distruggono. A leggere le cronache italiane, europee e soprattutto mondiali, sembra proprio che ?l?altra parte del cielo? non riesca a farsi rischiarare dal sole e sia costretta a vivere in un perenne stato di eclissi, da dove si alza ancora troppo flebile  ed isolata  la voce di chi  vuole cambiare questa realtà. I dati non sono confortanti. In Italia, per esempio, negli ultimi dodici mesi, un milione di donne ha subito violenza, fisica o sessuale. Solo nei primi sei mesi del 2007 ne sono state uccise 62; 141 sono state oggetto di tentato omicidio, 1805 sono state abusate, 10.383 sono state vittime di pugni, botte, bruciature, ossa rotte. Le vittime - soprattutto tra i 25 e i 40 anni - sono in numero maggiore donne laureate e diplomate, dirigenti e imprenditrici, donne che hanno pagato con un sopruso la loro emancipazione culturale, economica, la loro autonomia e libertà. Da noi la violenza è la prima causa di morte o invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni. Più del cancro. Più degli incidenti stradali. Una piaga sociale, come le morti sul lavoro e la mafia. Ogni giorno, da Bolzano a Catania, sette donne sono prese a botte, oppure sono oggetto di ingiurie o subiscono abusi.  Ma la cosa più drammatica e' che un terzo delle vittime ha subito atti di violenza sia fisica sia sessuale da parte del partner durante il matrimonio.  Mentre per il 24,7% è addebitabile a parenti, amici, quando non colleghi o  datori di lavoro.  Per di più un milione e 400mila donne, il 6,6% del totale, ha subito violenza sessuale prima dei 16 anni: e nel  23,8% dei casi si è trattato di parenti.  A ciò si aggiunga il dato delle violenze psicologiche: in questo caso il numero delle vittime sale ad oltre 7 milioni, il 43,2% sposate, conviventi o fidanzate, intimidite, denigrate o limitate economicamente. E sono 2.700 mila le donne vittime di stalking, ovvero di atti persecutori, sovente accompagnati da minacce e percosse, messi in atto sistematicamente da un ex partner. (dati ISTAT feb.?07). La lettura di questi dati è raccapricciante e ancora di più  lo sono le singole storie che, come un pugno nello stomaco, aprono gli occhi su un modo sommerso fatto di dolore, schiavitù, solitudine, abbandono e umiliazioni che trasformano le mura domestiche, gli affetti familiari  in mostri  da cui fuggire. Ci chiedIamo se questo processo di ?abbrutimento? della società sia irreversibile oppure c?è ancora un margine entro il quale si possa recuperare il senso civile e civico della convivenza basato sul rispetto dei ruoli e delle differenze, culturali, religiose, sociali ecc.. Non possiamo e non vogliamo credere che la civiltà del terzo millennio stia precipitando sempre più verso il baratro, dove il maschio: ripulito, educato, acculturato, serbi ancora la ?clava? per imporre il controllo ed il possesso sulle cose e sull?altro da se.  Dove la famiglia, l?amore non sono più valori di riferimento ma divengono processi degenerativi utilizzati per dare sfogo alla propria frustrazione ed insoddisfazione. C?è bisogno di una presa di coscienza generale e partecipata di tutta la società civile, donne e uomini insieme, che sproni i governi ad emanare leggi più severe per combattere la violenza sulle donne ed in particolare quella domestica, con la certezza della pena per i colpevoli. A fornire uguale accesso ai servizi per le donne su tutto il loro territorio per garantire quel appoggio indispensabile a trovare il coraggio di denunciare la violenza fisica o psicologica cui sono sottoposte. Infatti, senza strumenti idonei, ancora oggi, le vittime che denunciano una  violenza domestica sono appena  un terzo dei casi, e solo il 4,9% chiede l'aiuto delle forze di polizia, si rivolge agli avvocati od ai magistrati. Per di più nell'ultimo anno i dati relativi alle denunce  sono diminuiti ulteriormente. Segno di una passiva accettazione che mette in pericolo la vita stessa di molte donne e la loro qualità della vita".