“FORZA ITALIA NON PUÒ CHIAMARSI FUORI, MA TUTTO IL CENTRODESTRA ASCOLTI DRAGHI”

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Ha sostenuto l`esigenza di un governo di unità nazionale quando esplose la pandemia. E ha indicato il nome di Draghi come quello ideale per un Esecutivo di tutti già dopo il suo intervento sul Financial Times dello scorso marzo. Figurarsi se Renato Brunetta, consigliere economico di Forza Italia, non accolga con grande favore la scelta del capo dello Stato di dare l`incarico di formare il governo all`ex presidente della Bce: «Abbiamo un dovere storico, tutti, in particolare noi di Forza Italia: stare dalla parte degli italiani. Non sono ammesse incertezze».

Eppure la posizione formale del centrodestra è ancora «meglio il voto» «In democrazia il voto è sempre un passaggio sacro, ma non può essere l`unico salvifico. Anzi, in questo caso potrebbe aggravare la crisi anziché risolverla, come ha spiegato Mattarella elencando in modo puntuale le ragioni per cui la strada è sconsigliabile. Le misure per contrastare la pandemia, la campagna vaccinale, il tema del blocco dei licenziamenti, i tempi di presentazione del Recovery plan, i pericoli di una campagna elettorale con il rischio di nuove ondate di contagi, l`importanza della presidenza italiana del G20 impongono che sia in carica un governo forte e autorevole».

E quello di Draghi lo sarebbe certamente? «Draghi, persona autorevolissima e capace, nel suo breve messaggio dal Quirinale ha messo nero su bianco il suo programma: lotta alla pandemia, campagna vaccinale, aiuto ai cittadini in difficoltà, miglior utilizzo possibile delle risorse del Recovery plan. E lo ha fatto parlando esplicitamente di coesione sociale e di unità politica, basata sulla volontà popolare».

Insomma, non esistono ragioni per dire no? «Il mio partito, ancora qualche giorno fa nell`intervista di Berlusconi al Corriere della Sera, ha chiesto un governo di unità nazionale con le migliori risorse del Paese: le parole di Mattarella e la scelta di Draghi vanno proprio in questa direzione. Non possiamo chiamarci fuori».

Significa che nemmeno ponete condizioni? «No, significa che dobbiamo confrontarci con Draghi senza indecisioni e tentennamenti: ascolteremo quello che avrà da dirci e diremo quello che pensiamo serva al Paese. Per cominciare, non un governo sul modello Monti: grazie, abbiamo già dato. Deve essere un governo dei migliori, composto dalla migliore classe politica, parlamentare o meno ma politica perché il voto che si dà è politico».

Possono forze diversissime come Pd, Lega, FI, accordarsi su riforme e manovre? «Se lo hanno fatto con Conte forze inconciliabili per due governi, non vedo perché non dovremmo riuscire noi. Su riforma della Pubblica amministrazione, su un fisco con due aliquote, semplificato, con emersione e pace fiscale, su una giustizia più rapida ed efficiente, su una separazione delle carriere dopo il caso Palamara che ha reso evidenti i problemi, su un nuovo codice degli appalti, perché non dovremmo trovare un`intesa? Che potrebbe essere facilitata dall`istituzione di due Bicamerali, paritetiche, sul modello della commissione Bozzi, una per le riforme costituzionali e una sul Recovery plan. Questa è la road map a cui sto lavorando, nel mio partito e nel centrodestra, per muoverci uniti».

Ma se qualcuno nel centrodestra si tirasse indietro, come la Meloni che continua a dire no? «Già è successo che Salvini andasse al governo con il M5S mentre noi eravamo all`opposizione, e FI disse sì all`esecutivo Letta e la Lega no. Abbiamo continuato ad essere uniti e a vincere. Ma ora è il momento di presentarsi uniti e ascoltare quello che Draghi ci dirà. Senza restare a guardare mangiando popcorn, che a me neanche piacciono…».