REQUIEM PER UN ASSASSINO

Un racconto di Gerardina Rainone, insegnante di violino presso il liceo musicale di Caserta, poetessa e scrittrice di racconti brevi- Primo racconto
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In casa non c'era nessuno, lei si ritirò dopo una giornata terribile per riposare un po'. Aveva appuntamento con gli amici di lì a poco e andò in bagno per una doccia ristoratrice. Accese il suo ipod e si infilò in vasca. All'inizio non fece caso alla musica che sembrava interrompersi ogni tanto, forse un falso contatto. Sua madre le diceva sempre che non era un bene tenerlo in un ambiente umido come il bagno. Scostò la tenda per sentire meglio, fu allora che sentì tra le note che si diffondevano una vocina sottile, subito sopraffatta dalla musica. Ma aveva fretta e pensò ad un errore. Il telefono squillò, ma lei intenta ad asciugarsi i capelli non sentiva.

Era uno di quelli antichi,regalo dei nonni,che continuò a squillare. Finalmente spense il phon e rispose. Non sentì voci ma la musica che stava ascoltando prima la riconobbe subito. Poi più nulla. Poteva trattarsi di Marica, faceva sempre scherzi a tutti. Probabilmente era il suo modo per ricordarle l'appuntamento. Accostò la porta, stava per chiudere quando sentì la musica provenire dal bagno, che sbadata, aveva dimenticato l'ipod. Rientrò e mentre andava in bagno sentì di nuovo tra le note quella vocina, lo interruppe e lo riavviò, ma sentì solo musica.

Al pub c'erano tutti, anche Sergio che le piaceva tanto. Un ragazzo carino con gli occhi come il cielo e un buffo ciuffo sulla fronte. La serata fu piacevole, lui non le staccava gli occhi di dosso e lei rideva alle sue battute, anche Marica ne fece e la coinvolse raccontando che faceva sempre tardi agli appuntamenti la patita di Bach. Monia si difese, la Toccata e Fuga era uno dei brani che ascoltava spesso da piccola, quello preferito anche da sua nonna: ”A proposito,non era il caso di mandarmi al telefono la musica”, sorrise.

Marica scese dalle nuvole, la guardò diverita, disse che era paranoica e che non sapeva di cosa stesse parlando. Tornarono tardi a casa, ma Sergio l\'accompagnò in macchina. Chissà perchè cominciò a canticchiare quel motivo. Lei si girò verso di lui come al rallentatore, ma quello che vide al volante la lasciò di stucco. Era per metà Sergio e per l'altra una bambina. Ma quando Sergio si voltò e la guardò sbalordito era solo lui. Un'allucinazione, sicuro. Monia non credeva a certe fandonie. La sua mente razionale non glielo permetteva. Si disse che aveva bevuto troppo. ”Non farci caso,sono solo stanca”.

Si defilò velocemente,salì di corsa le scale di casa, non era tranquilla. Qualcosa le diceva che non poteva essere un caso, non più. I suoi già dormivano quando si infilò a letto cercando di mettere ordine nei suoi pensieri. Nella casa tutto era silenzio, ma lei non riusciva a prendere sonno. Andò in salotto a prendere un libro da leggere. Fu allora che vide spuntare un foglio di giornale da uno di questi. Era un vecchio articolo, conservato da chissà chi, non ne aveva notizia.

Nessuno le aveva raccontato quello che diceva il giornale: incendio al civico 7, era il suo. Morte la madre e la figlioletta di 5 anni. Si pensa a una crisi di gelosia, la donna nella foto era molto bella e aveva i capelli rossi come lei. Mai preso l'assassino. La bambina non figurava. Andò al suo pc, doveva sapere,indagare . Le indagini la portarono a scoprire qualcosa di più. Era successo proprio in quel palazzo, un uomo violento e geloso aveva dato fuoco alla compagna e alla sua bambina mentre dormivano, nessun segno di scasso. La donna conosceva il suo assassino.

Aveva bisogno di rilassarsi, Monia, non che avesse paura ma la tensione era evidente tanto che quando Bach,il suo gatto persiano, saltò sulle sue gambe come faceva spesso, le scappò un gemito. Si preparò un latte caldo con cioccolata, sempre seguita da Bach, che però all'improvviso drizzò il pelo e gonfiò la coda soffiando in direzione del bagno. Stava per recarsi verso questo locale ma il suo ipod si azionò mandando sempre la stessa musica. Si precipitò in camera ma la stanza era avvolta da un fumo denso che le impediva l\'accesso e la fece urlare con quanto fiato aveva in gola. Un incendio sembrava essersi sviluppato all'improvviso nella stanza, doveva avvisare i genitori. Fu la madre che la toccò sulla spalla riportandola alla realtà. La fronte imperlata,lo sguardo nel vuoto. ”Cara cosa succede? Perchè hai urlato, non sembrava neanche la tua voce”.

Monia si guardò intorno. ”Mamma ho sognato? C'era un incendio qui”. La madre le toccò la fronte, scottava. Chiamò il marito e le diedero un farmaco. ”Vedrai che ora starai meglio, hai avuto un incubo”, la rassicurò il padre.

La mattina seguente Monia si svegliò di buonora con un leggero mal di testa. Ricordava tutto però e non si capacitava che fosse stato solo un sogno. Cercò il foglio di giornale con l'articolo, ma non c\'era nessun libro che lo contenesse nella libreria. Bach la seguiva, come al solito strusciandosi contro le sue gambe. Decise per una robusta colazione e raggiunse i genitori in cucina, ancora un po' frastornata. ”Mamma tu sai cosa è avvenuto in questo edificio tanti anni fa?”

Non era sicura della sua memoria,e qualcosa le diceva che doveva saperne di più. La madre la guardò stranita, le chiese se avesse ancora febbre. ”A cosa ti riferisci Monia?, noi siamo qui da poco più di 10 anni e a parte la mia amica del primo piano, non conosco bene gli altri che vi abitano. So solo che il più introverso è il nostro vicino, un vecchio signore che esce per fare la spesa, ma di cui nessuno sa molto altro”.

Il campanello interruppe la loro conversazione e mentre la madre si affrettava ad aprire Monia si cominciò a preparare. Si avviò verso la sua camera, che strano, era chiusa! Quando aprì la porta Bach era sulla sedia e soffiava in direzione del computer. Aveva una brutta sensazione che ebbe conferma aprendo il pc. Le immagini che scorrevano erano quelle del suo incubo, l'ipod si accese mandando ancora la stessa musica, il gatto mugolava, ora la vide chiaramente sul video. Una bambina dai capelli rossi,come la povera madre perita insieme a lei. Chiamò i genitori, quello non era un sogno. Il padre accorse e la trovò riversa sul pavimento. Si precipitò a rialzarla chiamando la moglie ma Monia si riebbe subito indicando il monitor.

La madre li raggiunse, insieme al vecchio vicino col quale si stava intrattenendo alla porta, passato a chiedere del sale e guardò anche lei in quella direzione. Restò senza parole. Non aveva mai sentito di quella tragedia avvenuta proprio nel loro edificio che ora leggeva sul video e trovò inquietante la somiglianza della donna con la figlia. Il vicino impallidì alla vista di tutto ciò e con una scusa si defilò. Monia mise al corrente i genitori di quello che le era successo il giorno prima e la madre, fervente credente, le consigliò di rivolgersi ad un sacerdote. Non potevano essere ignorati certi segnali e quella faccenda stava assumendo contorni inquietanti.

Monia si mise subito in contatto con Marica, suo zio era un sacerdote e per di più esorcista. Anche Sergio era presente in sagrestia a colloquio con Padre Giulio, Monia e Marica lo informarono dei fatti ma lui sembrava riluttante. Era da tempo che non faceva più esorcismi e non se la sentiva di accontentare la nipote. Cercò di minimizzare, in fondo poteva trattarsi di equivoci e non di presenze demoniache. Monia si disse disposta a rivolgersi al Vescovo,non le piaceva la piega degli eventi. Padre Giulio sembrava innervosito da quella determinazione, prese dal fonte l'acqua, la stola viola nella sagrestia e si avviò con loro.

Il tempo si stava guastando e un temporale minaccioso si avvicinava, Sergio stringeva la sua mano e Monia ne fu contenta. Aveva bisogno di sostegno. Arrivarono a casa prima della pioggia, Padre Giulio era molto teso ma cominciò:”Signore Gesù Cristo, Verbo di Dio Padre e Signore dell'universo”, era questa la formula iniziale di purificazione, ma non potè terminarla. La cappelliera dell'ingresso sembrava muoversi, le chiavi appoggiate sulla mensola si alzarono nell'aria e per poco non lo colpirono, andando a schiantarsi contro una parete. Bach soffiava e in quel momento si aprì la porta di casa illuminata da un lampo. La sagoma del vicino si aggrappò alla veste talare del sacerdote urlando di smetterla, i genitori di Monia in un angolo pregavano con fervore, fu allora che Marica si sollevò dal pavimento in posizione orizzontale, il suo corpo era rigido. Tutte le suppellettili cominciarono a roteare, Padre Giulio perse l'equilibrio cadendo pesantemente sul pavimento.

Si sentì imperiosa la voce del vicino:”Tu hai dato agli Apostoli il potere di scacciare i demoni nel tuo nome e di vincere ogni assalto del nemico, Dio santo, fra tutte le meraviglie che hai operato hai dato anche il comando di mettere in fuga i demoni, infondi in me la tua forza”.

Dallo specchio della cappelliera si vide chiara e nitida l'immagine di una bimba che si dissolveva. Tutto cessò com'era cominciato. Nell'improvviso silenzio che seguì si guardarono l'un l'altro e si ricomposero. Lo videro allora, Padre Giulio, i suoi capelli erano imbiancati del tutto, un'espressione di sgomento e follia dipinta sul volto. Monia e Sergio lo aiutarono a rialzarsi mentre Marica li guardava con aria interrogativa, non ricordava nulla di quello che era accaduto. I genitori di Monia si avvicinarono alla porta di casa e cercarono il vecchio vicino,ma questi sembrava svanito. Chi era costui? Sembravano chiedersi, ”mio...mio cugino”, balbettò Padre Giulio. ”Sarà meglio vederci in chiesa,qui ho terminato”, disse infine, mentre si apprestava ad uscire.

La Toccata e fuga risuonava come un sottofondo lugubre e proveniva dalla casa del vecchio vicino. Fu lui a farsi vivo, i genitori di Monia non erano sicuri di voler sapere, troppi sospetti si addensavano intorno alla sua persona, ma lui li pregò di ascoltarlo. Era stato un sacerdote esemplare fino a quando una donna era entrata nella sua vita. Abbandonato l'abito talare si era ritirato a vita privata. Arrivato in paese dopo la storia dell'incendio, si era occupato dell'equilibrio karmico della casa, che aveva sempre mostrato segni di presenze, ma lui era stato esorcista e continuò il suo compito. Aveva cercato l'aiuto di Padre Giulio ma questi si era sottratto senza dare spiegazioni,trincerato dietro un riserbo totale anche sulla storia dell'incendio. Poi qualcosa era sfuggito al suo controllo, da quando Marica aveva cominciato a frequentare Monia. Lei era una medium inconsapevole,evidentemente,che aveva aperto un varco. All'appuntamento Padre Giulio non c'era. Arrivarono un po' in ritardo, per procedere ad un altro rito di purificazione.

In chiesa c'era solo l'organista, provava le musiche per la messa. Era una di quelle chiese antiche a unica navata con una statua di Gesù che campeggiava sull'altare come sospesa nel vuoto. La porta della sagrestia, in fondo, si chiuse e Sergio, Marica e Monia si avviarono in quella direzione. Una risata folle li accolse nella penombra della stanza. Padre Giulio non era in sé. Brandiva un candelabro e cercò subito di colpire Monia. Scapparono in chiesa cercando riparo tra i banchi, ma Monia inciampò e cadde. L'organo suonava la Toccata. ”Anche tu sei come lei, rossa, avida”, urlava Padre Giulio. ”Voleva spifferare tutto, la nostra storia, la figlia illegittima. Lasciami in pace, non mi avrete”. Sergio tentò di disarmarlo ma il sacerdote sembrava aver triplicato le sue forze. ”Fermati!” la voce di Marica risuonò al di sopra della musica con intonazione infantile. Fu l'ultima sua parola. La statua sospesa si staccò dalle funi colpendolo in pieno. Nel polverone che si alzò la videro tutti, sembrava proprio una bimba che si allontanava.