STORIE DI MEZZO, MALATTIE DI TIBERIO: DALLA MIA TESI DI LAUREA "LA GENS GIULIO CLAUDIA E LE MALATTIE"

Storia scritta da un neo laureato in lettere classiche, ottantenne, il bravissimo Prof. Gaspare Bassi, ex Primario della Chirurgia d'urgenza dell'Ospedale Loreto Mare di Napoli
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Secondo Imperatore romano (14/37 d.Ch), figlio di Livia e di Tiberio Claudio Nerone, Augusto decide di sposare Livia e dopo aver divorziato da Scibonia accetta in casa Livia col figlio Tiberio e gravida al 6 mese di Druso.
 
Tiberio viene adottato dall’Imperatore a causa della morte di tutti i discendenti in linea diretta e diventa un valente generale. Sposato con Vipsania Agrippa, che amava teneramente, Augusto lo costrinse a divorziare e sposare la dissoluta figlia Giulia. Profondamente addolorato si recò, quasi in esilio, a Rodi, ove si trattenne per alcuni anni e cominciarono così le sue sventure.
 
Ottimo Amministratore della cosa pubblica; ai governatori che gli chiedevano di aumentare le tasse rispose ”Il buon pastore tosa le pecore non le scortica”. inoltre, proibì con un editto di salutarsi col bacio: "Cotidiana oscula edicto prohibuit".
 
Benchè parlasse il greco correttamente se ne asteneva specie in Senato fino al punto di scusarsi di essere costretto ad adoperare una parola straniera dovendo dire <Monopolio>.
 
Un passo di Tacito (ann., 46, 5 ) dimostra che Tiberio condusse una propria igiene di vita: "Uso ad irridere la scienza medica come tanti i quali,, compiuti i 30 anni, sentono il bisogno dell’altrui consiglio per distinguere quello che giovi da quel che nuoccia al proprio corpo".
 
La sola sregolatezza, concessasi fin dalla giovinezza, sarebbe stata una tendenza smodata al bere, comune agli altri Imperatori, meritando ognuno un nomignolo: Svetonio (Tib.3, 43) <Tiberio=Biberius; Claudio= Caldius; Nerone= Mero> dove “mero” da “merum” indica il vino puro non mescolato all’acqua. Svetonio (Tib 42 ,3) riporta una bevuta ”omerica” dell’Imperatore: trascorse una notte e due giorni consecutivi bevendo e mangiando con Pomponio Flacco e Lucio Pisone conferendo al termine dei bagordi, al primo, la provincia di Siria, all’altro, la prefettura dell’Urbe. A differenza di Svetonio, Velleio Patercolo sostiene che era bello. Anche Tacito (annIV , 57,2) ci ha lasciato un ritratto di Tiberio vecchio, di statura superiore alla norma, più agile nella mano sinistra,che si vergognava del suo aspetto esteriore in quanto era curva la persona, era calvo con ulcere al volto ”ulcerosa facies” per le quali ricorreva a impiastri (medicaminibus).
 
Il termine “per grandis oculis” (occhi molto grandi) fa pensare che l’Imperatore fosse miope. Si diceva anche che fosse affetto da “Nictalopia” ossia la possibilità di vedere di notte come i gatti.
 
Secondo Esser per il suo carattere sospettoso il Principe, temendo gli attentati anche di notte, avrebbe diffuso questa voce. Svetonio (Caligula 12, 5) riferisce che Caligola entrato di notte nella camera di Tiberio per assassinarlo aveva rinunciato perché l’Imperatore se ne era accorto.
 
Aulo Gellio nelle Notti Attiche (XXVI, 13 ,5) riferisce che accordò la colonia ai cittadini di Preneste perche nel loro territorio si era ristabilito da una grave malattia (ex capitali morbo revaluisset).
 
Plinio il Vecchio ricorda che Tiberiò patì di una grave malattia che chiamò "colum" (Nat,XXVI ,6), di incerta identificazione che, secondo alcuni, corrisponderebbe al saturnismo.
 
Svetonio ha descritto la sua vecchiezza a Capri con accenti che sfiorano l’osceno: Aveva adornato le camere da letto con dipinti lascivi e vi aveva messo i libri di Elefantide, poetessa erotica greca (un Kamasutra ante litteram), dove erano indicate le “posizioni”.
 
Aveva addestrato fanciullini in tenera età, che chiamava ”i miei pesciolini” a scherzare tra le sue gambe mentre nuotava.
 
Sempre a Capri, e sempre secondo il solito Svetonio, in un locale apposito, sede delle sue libidini segrete, gruppi di ragazzini ed invertiti davano vita ad accoppiamenti mostruosi in ”triplice catena”: Aveva ereditato un quadro di Parrasio dove era raffigurata Atlanta che offriva la bocca al piacere di Meleagro “Svet, Tib,XLIII ,XLIV”.
 
Così uno scrittore può distruggere un grande personaggio storico.
 
Tiberio fu un grande imperatore. Amato e coraggioso generale nelle guerre germaniche, sapiente ed oculato amministratore non fu premiato da un buon carattere. Sospettoso e specialista nella dissimulatio fu in parte condizionato dai consigli interessati del Prefetto del Pretorio Seiano anche se alla fine lo mandò a morte. Una storiografia di parte scritta in epoche successive alla sua vita, motivata da vecchi rancori, ne ha alterato apparentemente il profilo morale esagerando oltremodo quelli che erano vizi comuni della sua epoca.