STORIE DI MEZZO, PASQUALE ALIBERTI, SINDACO MA ANCHE MEDICO. QUANTE STORIE COMMOVENTI NELLA SUA PROFESSIONE

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Ho avuto la fortuna di fare molte esperienze professionali nella mia vita, sono stato rieletto Sindaco dopo le note vicissitudini, riavvicinandomi alla politica attiva, senza mai trascurare la mia professione di medico, medicina del lavoro per l'esattezza, e mi piace il mio lavoro, mi considero fortunato per aver potuto svolgere professioni che amo. Tuttavia, come medico del lavoro, ho affrontato anche sfide e situazioni commoventi nel corso della mia carriera, che mi hanno toccato profondamente.

Una di queste mi ha davvero segnato nel profondo: Si chiamava Adele, aveva 26 anni era, era già venuta altre volte per la certificazione per una maternità a rischio.

La ricordavo piena di entusiasmo. Mi aveva raccontato del bambino e del nome che avevano scelto, insieme al marito, Gennaro, si proprio per la gioia del suocero.
 
La rividi silenziosa. Le chiesi: "Come va? A settembre sarai mamma!". Mi rispose guardandomi negli occhi lucidi e tristi: "Dottore, nonostante tutto ,io sono felice, qualunque cosa accada, l'importante è godermi mio figlio anche per un giorno".
 
Avevo letto la relazione sanitaria che accompagnava quella del ginecologo: "Carcinoma lobulare intraepiteliare alla mammella sx con interessamento ascellare". Colpito, rimasi più di qualche minuto in silenzio col suo referto in mano.
 
Mancano poco più di 3 mesi al parto: l'oncologo e il ginecologo mi hanno detto che è troppo tardi per intervenire chirurgicamente, il bambino potrebbe avere problemi: io ho deciso che è più importante nasca lui". Notai nel tono della sua voce tutto l'amore che solo una mamma può provare.
 
È stata una delle poche volte che davanti ad una situazione clinica difficile ho reagito con un lungo silenzio: "Ce la farai, un figlio che nasce ha bisogno del calore della mamma. Forza...".
 
Lei: "Dottore, so quello che mi aspetta. Ogni giorno che passa il "mostro" avanza ma l'amore di una mamma vale più della sua stessa vita". Si alzò, andò via lasciandomi con un dolore al cuore e la certezza che è proprio vero che: "Chi te vo' bene cchiu e na mamma, te 'nganna!".
 
In questi giorni ho saputo che Adele non c’è più...Pensavo: la vita non merita questa violenza di uomini e donne che davanti a questi esempi dovrebbero far prevalere all’odio “l'amore vero” e che, invece, come ogni giorno, trovano inutili e anacronistiche discussioni come oggi sul 25 aprile!